Sono stata molto tiepida in questi giorni a proposito della riforma Gelmini.
Mi auguro che ci sia un'attenta considerazione del decreto che sembra più il calcolo di un amministratore che di un ministro che capisce i contenuti importanti dell'università e della ricerca.
Però questo grande movimento di piazza sorprende perchè mette insieme persone che non possono essere d'accordo in sostanza.
Studenti a fianco di baroni, ad esempio: si lamentano della riforma Gelmini, o anche di un potere baronale che limita i diritti degli studenti non raccomandati e che soffoca la meritocrazia in Italia?
Secondo me i tre principali attuali problemi dell'università, in ordine di importanza, sono:
1. il potere baronale degli accademici che trattano l'università come oggetto di privilegi personali, piuttosto che un laboratorio di cultura in cui più i cittadini sono coinvolti e più il paese cresce e migliora.
2. l'Italia è un paese che dedica troppo poche risorse a università e cultura, rispetto agli altri paesi occidentali.
3. il Ministro Gelmini se ne intenderà di bilanci, ma non sembra conoscere molto bene i problemi seri della scuola e dell'università.
Il primo dei problemi, comunque, è il più grave e importante, secondo me.
Per questo non sono troppo ostile alla riforma Gelmini. Chi la contesta dice: troppi pochi soldi all'università. Ne occorrono di più, non di meno.
Vero, ma dare i soldi a una classe accademica che alimenta e difende privilegi personali, favoritismi e nepotismi non mi sembra una grande idea.
Dare un sacco di soldi per concorsi che tutti sanno essere una presa in giro perchè truccati, o dare molti soldi perchè i baroni possano aprire inutilissime cattedre così ci piazzano moglie o figli ...
Si sa bene che in Italia nascono come funghi cattedre o corsi il cui senso di esistere sta solo nel fatto che così il barone di turno ci piazza come titolare qualcuno che gli fa comodo.
E' noto che in Italia se c'è una cattedra di, ad esempio, geografia, i baroni interessati possono modificarla con fantasia e creatività per ottenere fondi per persone che a loro interessano. Si insegna geografia? Troppo banale. Inventiamo una cattedra in 'geografia generale'. E' la stessa cosa, giusto? Invece no. E' un corso numero 2 in cui piazzare qualche collega. Oppure 'Storia moderna'. Ci si può sbizzarrire: 'storia moderna e contemporanea', 'storia contemporanea e moderna', 'storia moderna ma non troppo', 'storia contemporanea e anche moderna' ...
Scherzi a parte ... è proprio così. Naturalmente con distinzioni più sottili di quelle che ho suggerito io, che non sono un'esperta in imbrogli accademici.
E' risaputo. Basta leggere 'Le mani sull'università: cronache di un'istituzione in crisi' di Felice Proio, Editori Riuniti, 1996. Testo ancora molto attuale.
Io stessa ho dovuto fare un esame di 'Geografia soprattutto antropica' che mi lasciava un po' perplessa. Non sarà mica una definizione scientifica! Infatti quando mi è capitato di tradurre il mio certificato di laurea in inglese o tedesco, non capivano cosa volesse dire 'geografia soprattutto antropica'.
Quindi va bene impiegare più soldi per la ricerca, l'istruzione e la scuola. Ma come vengono impiegati in Italia non va bene per niente. Mi auguro che i soldi vengano destinati meglio. Tagli a cose inutili, e incrementi a cose importanti.