Ieri sera ho visto 'Terminal' di Steven Spielberg.
Ottimo film. Sembra una commedia buffa, ma la dice lunga di tante cose in America.
Il film conferma quello che pensavo io degli USA dopo essere stata lì un anno accademico.
Il protagonista, uno straniero che arriva all'aeroporto J.F.K. di New York, si trova intrappolato nel terminal dell'aeroporto, uscita 61, e non può nè rientrare nel suo paese, nè uscire dall'aeroporto perchè il suo paese è in guerra, c'è una nuova leadership e non sono stati ancora definite le relazioni diplomatiche con l'America.
Il poverino resta 9 mesi al J.F.K., guadagnandosi la simpatia di tutto il personale dell'aeroporto perchè è una persona molto generosa e simpatica, ma anche le ire e l'odio invidioso del 'capo assoluto' dell'aeroporto, che vuole a tutti i costi liberarsi di questa presenza che disturba perchè non rientra in un posto preciso nel suo cervello abituato a concepire le persone come fossero documenti ordinati di uno schedario burocratico.
Per tutti i novi mesi il povero straniero cerca di guadagnare qualche soldo, anzi ne guadagna tanti, diventando amico di tutti e sfuggendo sempre ai tentativi malvagi del capo del J.F.K., che cerca di intrappolarlo in tutti i modi.
Le persone, dapprima piuttosto aggressive e diffidenti, vedono in lui una persona libera che ha il coraggio di non piegare la testa alle autorità. E per questo, alla fine, anche molte altre persone imparano ad alzare la testa e ad essere più libere.
Il capo viene umiliato e non riuscirà più a imporre la sua autorità basata sulla malvagità e sul desiderio di comandare a tutti i costi, anche quando le regole vanno contro il buon senso.
Mi è piaciuto molto questo film perchè dice quello che pensavo io dell'America dopo averci passato un anno.
E' un paese in cui le persone sono generose e aperte più che altrove, ma poco libere. Chi comanda in America ha poteri davvero molto forti. E la gente, per quanto simpatica e aperta, piega la testa a questi poteri enormi. Un capo in USA può sbatterti via senza tanti problemi. Alla Purdue University i due capi da cui dipendevo mi sembravano aguzzini che, come il capo assoluto di 'Terminal', osservavano bene la situazione, analizzavano i dettagli, stavano attenti ai minimi particolari ... per fregarmi. E mi hanno creato dei problemi tanto pesanti quanto assurdi.
Per non dire di certi discorsi che sentivo lì: un professore, forse per spaventarmi, mi diceva che l' ISS, cioè l'International Student Service, cioè un banale ufficio per gli studenti stranieri, è in realtà una specie di ufficio delle SS perchè, se trovano qualcosa di strano, ti deportano, ti mandano in galera ... e altre cose del genere. Quando ho fatto presente ad un professore che avevo subito delle cose ingiuste, il professore, che ha capito che c'era qualcosa che non andava, ha preferito tacere, facendomi capire che è meglio non mettersi mai contro i capi.
Ho avuto l'impressione di un popolo simpatico ma costretto, o disposto, a piegare la testa ai capi, anche quando questi fanno cose ingiuste.
Questo era particolarmente vero, forse, nell'era Bush. Aggiungo che mia sorella, che vive a New York da qualche anno, era lì quando è stato eletto Obama. Mi ha detto che il primo giorno della nuova amministrazione USA lei, passeggiando per New York, aveva l'impressione di respirare già un nuovo clima. Sembra una cosa superficiale, ma anche altre persone le hanno detto la stessa cosa.
L'atmosfera che ho respirato io in Indiana era molto simile a quella dello straniero-Tom Hanks in 'Terminal'.