Si sente dire spesso che i cinesi sono molto bravi in matematica. Ma non avevo mai sentito dare una spiegazione convincente.
Quella di Malcolm Gladwell, nel libro 'Fuoriclasse', mi sembra interessante.
Come è noto, noi italiani facciamo pessime figure nei test di matematica (anche in molti altri test, a dire il vero, ma ora stiamo parlando di matematica). I cinesi, invece, brillano. Accademici americani vanno a caccia di cinesi da inserire nei dipartimenti scientifici delle migliori università. (Anche in questo noi italiani ci distinguiamo in senso contrario: in Italia i migliori nelle varie discipline li fanno scappare all'estero.)
Secondo Gladwell, due ragioni importanti spiegano il fenomeno delle menti scientifiche asiatiche: il rapporto lingua cinese - numeri, che rende i numeri più facili da capire a chi parla il cinese; la cultura del riso, che obbliga anche persone semplici come contadini o operai a diventare esperti nel calcolo e nell'analisi di complessi fenomeni naturali.
La prima situazione è molto affascinante: la lingua cinese aiuta ad avere dimestichezza con i numeri, diversamente dalle lingue europee.
Chi conosce i numeri in cinese calcola in modo più semplice e immediato grazie al modo in cui vengono espressi i numeri.
In inglese se dico 13 (thirteen) o 16 (sixteen) rovescio il rapporto tra decina e unità (prima dico l'unità e poi la decina); se invece dico 30 o 60 (thirty; sixty) formulo prima di tutto la decina. Se dico 45 o quasi tutti i numeri con decine e unità, prima dico la decina e poi l'unità.
Se dico 325, dico 3 con hundred e poi decina e unità; se dico 2415 dico 2 thousand, 4 hundred, fifteen.
I cinesi pensano e costruiscono i numeri in modo più semplice. 13 lo si pensa come 1 e 3, 30 come 3 e 0, 45 come 4 e 5, 125 come 1, 2 e 5, ecc.
Il modo di costruire i numeri cinesi è più immediato e corrisponde più direttamente a come sono disposti i numeri grafici.
Quindi se un inglese, o un italiano, deve sommare 45 + 18 , l'operazione di passaggio mentale dalla parola al numero vero e proprio è più complessa che per un cinese: forty-five non è esattamente come dire four + five , e lo è ancor meno 18, che non assomiglia neanche a 1 + 8.
Per i cinesi, invece, è molto semplice: la lingua visualizza già i numeri, per cui sommare in colonna 45 (formulato come 4 - 5 , e 68 pensato subito come 6 - 8), diventa facile, perchè la mente prepara già l'operazione che, invece, nelle lingue occidentali, viene complicata dalla lingua e dalle sue espressioni numeriche.
Uno vi dice: quanto fa 35 + 19. Pensatelo in italiano. Prima bisogna trasformare la parola in immagine numerica. Poi si fa il calcolo.
Un cinese, invece, pensa a 3 - 5 + 1 - 9. Praticamente la lingua prepara già una chiara operazione matematica.
Sembra che, per semplici operazioni di calcolo, i cinesi impieghino metà del tempo impiegato dagli occidentali. Bella differenza! D'altronde, la lingua cinese, come è noto, è una lingua di ideogrammi, cioè di piccoli disegni che esprimono dei contenuti. E anche le operazioni matematiche sono dei disegni, che necessitano di chiarezza grafica per potersi svolgere.
La seconda ragione che spiega quanto son bravi in matematica i cinesi, sta nella cultura del riso che ha caratterizzato la storia della Cina e di altri stati orientali.
La risaia in Cina era un piccolo appezzamento grande, a volte, come la stanza di una casa. Molto più piccola, dunque, dei grandi latifondi coltivati in Europa.
In Europa i contadini erano servi. In Cina non è esistita una vera e propria servitù della gleba. Perchè? Perchè per fare il contadino in Europa bastavano braccia possenti. Era un lavoro fisico, quasi da animali, a cui non si chiedeva nient'altro che lo sforzo del corpo. Non gli si chiedeva, anzi gli si negava, l'iniziativa personale o l'autonomia di decidere del proprio lavoro.
Il contadino che coltiva il riso non poteva lavorare in questo modo: gli appezzamenti erano piccoli e molto esigenti; occorreva seguirli con grande attenzione e professionalità. Il contadino doveva essere un esperto nel suo lavoro; doveva conoscere molte caratteristiche complesse della coltivazione del riso: tempi di crescita, prodotti necessari per la crescita; turni nella coltivazione; dettagli sottili e precisi che facevano di lui un esperto, oltre che un lavoratore impegnato giorno e notte.
In Cina i proprietari preferivano incoraggiare la produzione dando responsabilità ai contadini e premiandoli in base alla quantità prodotta.
Insomma, sembra che anche solo semplici contadini, in Cina, siano stati esperti di calcoli e quasi dei professionisti, per quanto poveri.
Anche gli altri paesi basati sulla cultura del riso sembrano avere cittadini molto più bravi nei calcoli e nella matematica.