Sulla Repubblica del 31 gennaio 2008 lo scrittore tedesco Peter Schneider scrive, parlando dell'Italia degli ultimi anni:
"La volgarizzazione e il machismo dei media televisivi in Italia, le scollacciature balzate in prima serata nelle trasmissioni delle reti private di Berlusconi e ormai anche nei media statali, non hanno precedenti in Europa occidentale."
Meno male che ogni tanto trovo conferme a quanto penso io stessa.
Cammino in giro per l'Italia irrigidita dal disgusto per la volgarità che si percepisce ovunque. Ciò dipende da molestie pesanti che mi infastidiscono da molto tempo, ma che mi sembrano ormai parte del clima generale del Paese.
E dico spesso, quasi per giustificare il mio rifiuto di quest' atmosfera, come se io dovessi sentirmi in colpa, che all'estero l'Italia colpisce per questa volgarità, bassezza, immoralità.
Ma vallo a spiegare agli italiani. Alla fine sono io in minoranza e chi vive sempre in Italia forse non si accorge neanche più di questa volgarità insopportabile.
Thursday, January 31, 2008
I politici lavorano per il bene delle nazioni (!?)
Si sente dire spesso che i politici, in campagna elettorale, promettono agli elettori mari e monti, ma quando vanno al potere pensano innanzitutto ai propri interessi personali.
Questo ovviamente è vero per certi politici, e meno vero per altri.
Penso che un esempio clamoroso di quanto questo possa essere vero sia ciò che sta avvenendo in Kenia in questi giorni.
Il Presidente Kibaki ritiene di essere il vincitore delle elezioni politiche, mentre il suo oppositore Odinga denuncia brogli elettorali e chiama il popolo alla resistenza.
Risultato: eccidi etnici (o meglio politici, ma che alimentano l'odio interetnico) e, ormai, quasi una vera e propria guerra civile.
I due leader politici, che in campagna elettorale avranno di sicuro promesso al popolo keniota di voler governare per migliorare la vita della gente, si saranno accorti che è tutta loro la responsabilità di questo disastro.
Una persona qualsiasi, con un cervello medio e media sensibilità, capirebbe che se la contesa elettorale fosse riproposta e ci fossero nuove elezioni controllate in modo preciso e sicuro, in modo tale da non aver dubbi sui risultati, questa violenza tra rivali non esisterebbe.
Ai due leader politici, che in tempo di elezioni avranno promesso di candidarsi per il bene del popolo, in realtà non potrebbe interessare meno il bene dei kenioti, tanto da permettere senza rimorsi lo sterminio di moltissimi loro cittadini solo per la difesa di interessi del tutto personali.
Altro che bene del popolo! A loro va benissimo lo sterminio dei kenioti pur di ottenere potere per sè.
Spero, alla prossima puntata, di portarvi un esempio contrario, cioè fatti di clamorosa abnegazione di interessi personali da parte di politici per il bene dei cittadini.
Al momento non me ne vengono in mente.
Questo ovviamente è vero per certi politici, e meno vero per altri.
Penso che un esempio clamoroso di quanto questo possa essere vero sia ciò che sta avvenendo in Kenia in questi giorni.
Il Presidente Kibaki ritiene di essere il vincitore delle elezioni politiche, mentre il suo oppositore Odinga denuncia brogli elettorali e chiama il popolo alla resistenza.
Risultato: eccidi etnici (o meglio politici, ma che alimentano l'odio interetnico) e, ormai, quasi una vera e propria guerra civile.
I due leader politici, che in campagna elettorale avranno di sicuro promesso al popolo keniota di voler governare per migliorare la vita della gente, si saranno accorti che è tutta loro la responsabilità di questo disastro.
Una persona qualsiasi, con un cervello medio e media sensibilità, capirebbe che se la contesa elettorale fosse riproposta e ci fossero nuove elezioni controllate in modo preciso e sicuro, in modo tale da non aver dubbi sui risultati, questa violenza tra rivali non esisterebbe.
Ai due leader politici, che in tempo di elezioni avranno promesso di candidarsi per il bene del popolo, in realtà non potrebbe interessare meno il bene dei kenioti, tanto da permettere senza rimorsi lo sterminio di moltissimi loro cittadini solo per la difesa di interessi del tutto personali.
Altro che bene del popolo! A loro va benissimo lo sterminio dei kenioti pur di ottenere potere per sè.
Spero, alla prossima puntata, di portarvi un esempio contrario, cioè fatti di clamorosa abnegazione di interessi personali da parte di politici per il bene dei cittadini.
Al momento non me ne vengono in mente.
Il Pavone e i Generali. Birmania: Storie di un Paese in Gabbia
http://gruppoculturaleparolesparse.blogspot.com/2008/01/il-pavone-e-i-generali-di-cecilia.html
Mia recensione di:
Mia recensione di:
Cecilia Brighi, Il Pavone e i generali. Birmania: storie di un paese in gabbia (prefazione di Savino Pezzotta e Walter Veltroni), Baldini Castoldi Dalai Editore, Milano, 2006.
Nel libro "Il Pavone e i Generali" Cecilia Brighi ha raccolto le storie raccontate dalle molte
persone fuggite dalla Birmania a causa delle continue violazioni dei diritti umani perpetrate dalla giunta militare del Pavone (il pavone è il simbolo dell' ex-Birmania, ora chiamata Myanmar).
L' ex-Birmania era il paese più ricco del Sud-Est asiatico fino agli anni '60, quando comincia la dittatura dei militari, che ancora opprime il paese. Ora è il paese più povero e oppresso.
Era stata una colonia britannica fino al 1948, quando Aung San, padre del Premio Nobel e leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, attualmente agli arresti domiciliari a Rangoon, conquistò l'indipendenza del Paese riuscendo a mettere d'accordo le molte etnie che gli stessi inglesi colonizzatori avevano cercato di dividere per meglio controllare il Paese.
Aung San riuscì a ottenere indipendenza e democrazia nel 1948, ma il governo democratico durò solo fino al 1962, quando con un colpo di stato una giunta militare prese il potere.
Da allora vige uno spietato controllo sui cittadini, sostenuto da violenze su chiunque esprima il minimo dissenso.
L'enorme povertà in cui la popolazione è costretta a vivere e la totale mancanza di libertà di espressione hanno portato ai vasti e pacifici movimenti di protesta dell'agosto 1988, le cosiddette manifestazioni dell' 8.8.88. La reazione dei militari è stata feroce e migliaia di birmani sono stati uccisi nel giro di poche settimane. Nel 1990 le elezioni democratiche hanno portato ad una schiacciante vittoria del leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, ma i militari si sono riimpossessati del potere, non ammettendo la sconfitta. Dello scorso settembre sono invece le proteste più recenti iniziate dai monaci buddisti e anch'esse represse nel sangue.
Scrive Cecilia Brighi: "La giunta militare birmana è una delle dittature più crudeli del mondo. Forse solo in Corea del Nord i controlli sono così capillari. I servizi segreti hanno informatori ovunque, pronti a denunciare qualsiasi impercettibile diversità."
Non solo i birmani hanno limitatissima libertà di opinione e azione, ma l'informazione sul Paese stesso è completamente controllata dal regime e ben poco di ciò che vi succede trapela oltre i confini. Tutto il potere è in mano ai militari che si spartiscono anche le enormi ricchezze del paese. La Birmania era il paese dell'oro, dell'argento e delle pietre preziose. Ora, dopo l'Afganistan, è il secondo paese esportatore di oppio, e la gente riesce a malapena a sopravvivere.
Il libro di Cecilia Brighi, con la prefazione di Walter Veltroni e Savino Pezzotta, racconta le storie di molti birmani che ora vivono all'estero e che sono scappati dal loro paese per sfuggire a morte o sicure violenze, spesso lasciandovi tutti i propri averi e i propri affetti.
Come le notizie più recenti rivelano, violenze, torture, uccisioni, stupri e deportazioni forzate non sono finiti. Aung San Suu Kyi è ancora agli arresti domiciliari. Gli stati che commerciano con la Birmania non sembrano disposti a rinunciare ai propri interessi economici per difendere i diritti umani qui violati.
Come il Darfur, il Kashmir o la Colombia, la Birmania è un paese che conosce condizioni umane terribili ma che raramente compare tra le notizie di attualità, per l'indifferenza del resto del mondo, e per il totale controllo del regime sui mezzi di informazione.
Il Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi è ancora nella sua casa a Rangoon, in via dell'Università. Potrebbe vivere comodamente all'estero, e la giunta militare sarebbe ben lieta di liberarsi di una presenza così scomoda, ma non lo fa e non ha voluto andare all'estero neanche quando suo marito in Inghilterra stava per morire, perchè significava abbandonare il suo popolo nelle mani degli aguzzini in uniforme.
Un prezioso aiuto al sostegno della causa della democrazia è dato da coloro che hanno lasciato il paese. Molti si sono rifugiati in Tailandia. Altri più lontano. Sono loro i protagonisti di queste storie e grazie a loro il mondo viene a sapere come si vive e si muore in Myanmar.
Nel libro "Il Pavone e i Generali" Cecilia Brighi ha raccolto le storie raccontate dalle molte
persone fuggite dalla Birmania a causa delle continue violazioni dei diritti umani perpetrate dalla giunta militare del Pavone (il pavone è il simbolo dell' ex-Birmania, ora chiamata Myanmar).
L' ex-Birmania era il paese più ricco del Sud-Est asiatico fino agli anni '60, quando comincia la dittatura dei militari, che ancora opprime il paese. Ora è il paese più povero e oppresso.
Era stata una colonia britannica fino al 1948, quando Aung San, padre del Premio Nobel e leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, attualmente agli arresti domiciliari a Rangoon, conquistò l'indipendenza del Paese riuscendo a mettere d'accordo le molte etnie che gli stessi inglesi colonizzatori avevano cercato di dividere per meglio controllare il Paese.
Aung San riuscì a ottenere indipendenza e democrazia nel 1948, ma il governo democratico durò solo fino al 1962, quando con un colpo di stato una giunta militare prese il potere.
Da allora vige uno spietato controllo sui cittadini, sostenuto da violenze su chiunque esprima il minimo dissenso.
L'enorme povertà in cui la popolazione è costretta a vivere e la totale mancanza di libertà di espressione hanno portato ai vasti e pacifici movimenti di protesta dell'agosto 1988, le cosiddette manifestazioni dell' 8.8.88. La reazione dei militari è stata feroce e migliaia di birmani sono stati uccisi nel giro di poche settimane. Nel 1990 le elezioni democratiche hanno portato ad una schiacciante vittoria del leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, ma i militari si sono riimpossessati del potere, non ammettendo la sconfitta. Dello scorso settembre sono invece le proteste più recenti iniziate dai monaci buddisti e anch'esse represse nel sangue.
Scrive Cecilia Brighi: "La giunta militare birmana è una delle dittature più crudeli del mondo. Forse solo in Corea del Nord i controlli sono così capillari. I servizi segreti hanno informatori ovunque, pronti a denunciare qualsiasi impercettibile diversità."
Non solo i birmani hanno limitatissima libertà di opinione e azione, ma l'informazione sul Paese stesso è completamente controllata dal regime e ben poco di ciò che vi succede trapela oltre i confini. Tutto il potere è in mano ai militari che si spartiscono anche le enormi ricchezze del paese. La Birmania era il paese dell'oro, dell'argento e delle pietre preziose. Ora, dopo l'Afganistan, è il secondo paese esportatore di oppio, e la gente riesce a malapena a sopravvivere.
Il libro di Cecilia Brighi, con la prefazione di Walter Veltroni e Savino Pezzotta, racconta le storie di molti birmani che ora vivono all'estero e che sono scappati dal loro paese per sfuggire a morte o sicure violenze, spesso lasciandovi tutti i propri averi e i propri affetti.
Come le notizie più recenti rivelano, violenze, torture, uccisioni, stupri e deportazioni forzate non sono finiti. Aung San Suu Kyi è ancora agli arresti domiciliari. Gli stati che commerciano con la Birmania non sembrano disposti a rinunciare ai propri interessi economici per difendere i diritti umani qui violati.
Come il Darfur, il Kashmir o la Colombia, la Birmania è un paese che conosce condizioni umane terribili ma che raramente compare tra le notizie di attualità, per l'indifferenza del resto del mondo, e per il totale controllo del regime sui mezzi di informazione.
Il Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi è ancora nella sua casa a Rangoon, in via dell'Università. Potrebbe vivere comodamente all'estero, e la giunta militare sarebbe ben lieta di liberarsi di una presenza così scomoda, ma non lo fa e non ha voluto andare all'estero neanche quando suo marito in Inghilterra stava per morire, perchè significava abbandonare il suo popolo nelle mani degli aguzzini in uniforme.
Un prezioso aiuto al sostegno della causa della democrazia è dato da coloro che hanno lasciato il paese. Molti si sono rifugiati in Tailandia. Altri più lontano. Sono loro i protagonisti di queste storie e grazie a loro il mondo viene a sapere come si vive e si muore in Myanmar.
(Roberta Barazza)
Monday, January 28, 2008
Bella battuta, Veltroni!
Veltroni, oggi al Tg3:
"Penso di interpretare il pensiero di tutti gli italiani se dico che nessuno in Italia oggi vuole le elezioni anticipate. Credo che la cosa che più desidera ogni italiano oggi sia proprio quella di non andare alle urne o vedere risse, insulti tra politici ... "
Bello, molto idealista ... ma forse non sente di che cosa parla la gente ogni giorno: il salario, gli orari di lavoro, se si arriva a fine mese, il mutuo della casa ...
Non sono una che non si interessa di politica e attualità; seguo molto le vicende del mio paese e degli altri paesi e leggo il giornale ogni giorno, ma ciò che dice Veltroni è quello che lui vorrebbe pensare, ed è molto diverso dalla realtà, così come la classe politica, dicono, è molto lontana dal paese, perchè vive un bel po' meglio dei cittadini comuni.
Quello che più desiderano i cittadini non è andare alle elezioni o non andarci, ma avere un salario decente, un lavoro possibile per tutti, e una vita normale, discretamente comoda, da paese del primo mondo ...
"Penso di interpretare il pensiero di tutti gli italiani se dico che nessuno in Italia oggi vuole le elezioni anticipate. Credo che la cosa che più desidera ogni italiano oggi sia proprio quella di non andare alle urne o vedere risse, insulti tra politici ... "
Bello, molto idealista ... ma forse non sente di che cosa parla la gente ogni giorno: il salario, gli orari di lavoro, se si arriva a fine mese, il mutuo della casa ...
Non sono una che non si interessa di politica e attualità; seguo molto le vicende del mio paese e degli altri paesi e leggo il giornale ogni giorno, ma ciò che dice Veltroni è quello che lui vorrebbe pensare, ed è molto diverso dalla realtà, così come la classe politica, dicono, è molto lontana dal paese, perchè vive un bel po' meglio dei cittadini comuni.
Quello che più desiderano i cittadini non è andare alle elezioni o non andarci, ma avere un salario decente, un lavoro possibile per tutti, e una vita normale, discretamente comoda, da paese del primo mondo ...
Wednesday, January 23, 2008
fioroni - moratti
Plaudo alla decisione di Fioroni di limitare i finanziamenti statali agli asili di Milano in seguito alla scelta del sindaco Moratti di non ammettere agli asili i bambini degli stranieri non regolarizzati e quelli in attesa di documenti di regolarizzazione.
I bambini dei milanesi e quelli degli stranieri non sanno neanche cosa sono i permessi di soggiorno e i documenti per regolarizzarsi, e non credo sia giusto che l'infanzia subisca le conseguenze degli errori degli adulti. Inoltre sembra che moltissime regolarizzazioni siano venute meno o siano in ritardo a causa delle disfunzioni burocratiche di uffici postali e uffici per stranieri, e non hanno quindi molto a che fare con i diritti effettivi di un soggiorno regolarizzato.
Tuesday, January 8, 2008
Anche Bill Clinton ha bombardato l'Iraq
Speriamo che anche questa notte sia confermata la possibile vittoria di Obama Barak alle presidenziali di novembre.
Sembra che la guerra in Iraq sia stata un po' dimenticata. Ma questo è invece un buon motivo per sostenere Barak, l'unico candidato che dichiara l'intenzione di ritirare le truppe americane dall'Iraq.
Anche Bill Clinton ha aggredito l'Iraq durante la sua presidenza. E' stato subito dopo lo scoppio del sexgate con Monica Lewinski. Anzi, subito dopo lo scandalo, l'America ha attaccato l'Iran, sembra, per un atto di difesa da attacchi iraniani antioccidentali. Però poi, all'improvviso, nel pieno della crisi (internazionale o personale-familiare?) ha bombardato l'Iraq, e non si sa neanche per quale motivo preciso. Forse per far dimenticare agli americani i propri intrallazzi adulteri? E quanti morti avrà fatto per far dimenticare agli americani i suoi fatti personali?
Speriamo che riconfermino Obama Barak anche stasera, e che vi sia una svolta definitiva nella politica estera aggressiva degli USA.
Sembra che la guerra in Iraq sia stata un po' dimenticata. Ma questo è invece un buon motivo per sostenere Barak, l'unico candidato che dichiara l'intenzione di ritirare le truppe americane dall'Iraq.
Anche Bill Clinton ha aggredito l'Iraq durante la sua presidenza. E' stato subito dopo lo scoppio del sexgate con Monica Lewinski. Anzi, subito dopo lo scandalo, l'America ha attaccato l'Iran, sembra, per un atto di difesa da attacchi iraniani antioccidentali. Però poi, all'improvviso, nel pieno della crisi (internazionale o personale-familiare?) ha bombardato l'Iraq, e non si sa neanche per quale motivo preciso. Forse per far dimenticare agli americani i propri intrallazzi adulteri? E quanti morti avrà fatto per far dimenticare agli americani i suoi fatti personali?
Speriamo che riconfermino Obama Barak anche stasera, e che vi sia una svolta definitiva nella politica estera aggressiva degli USA.
Sunday, January 6, 2008
onestà e logica di partito
Per fortuna ogni tanto si sente qualche politico onesto.
Di Pietro invita il governatore della Campania a dimettersi.
Ovvio, direbbe qualsiasi persona di buon senso: guarda che disastro con l'immondizia a Napoli!
Solo Di Pietro si scandalizza per questo?
Un buon metro di misura per capire se si è onesti o se invece conta solo la logica di partito è chiedersi se ci si comporterebbe allo stesso modo se chi governa è del partito proprio o avversario.
Se Berlusconi fosse al governo e il governatore della Campania fosse di FI, voglio vedere se solo Di Pietro inviterebbe alle dimissioni e se ci sarebbe un coro di politici scandalizzati.
E lo stesso vale per il caso De Magistris.
Puzzava di strumentalizzazione politica da tutti i lati. Figuriamoci se la decisione di Mastella di spostare De Magistris non ha a che fare con le intercettazioni telefoniche di Mastella stesso.
Ora il magistrato Woodcock in Basilicata chiede l'analisi di altre intercettazioni telefoniche di vari politici tra cui Mastella.
Mastella sposterà anche Woodcock?
Di Pietro invita il governatore della Campania a dimettersi.
Ovvio, direbbe qualsiasi persona di buon senso: guarda che disastro con l'immondizia a Napoli!
Solo Di Pietro si scandalizza per questo?
Un buon metro di misura per capire se si è onesti o se invece conta solo la logica di partito è chiedersi se ci si comporterebbe allo stesso modo se chi governa è del partito proprio o avversario.
Se Berlusconi fosse al governo e il governatore della Campania fosse di FI, voglio vedere se solo Di Pietro inviterebbe alle dimissioni e se ci sarebbe un coro di politici scandalizzati.
E lo stesso vale per il caso De Magistris.
Puzzava di strumentalizzazione politica da tutti i lati. Figuriamoci se la decisione di Mastella di spostare De Magistris non ha a che fare con le intercettazioni telefoniche di Mastella stesso.
Ora il magistrato Woodcock in Basilicata chiede l'analisi di altre intercettazioni telefoniche di vari politici tra cui Mastella.
Mastella sposterà anche Woodcock?
Friday, January 4, 2008
il giro della raccolta differenziata
Un professore americano mi ha detto che agli americani che si interessano di lingua italiana piace tanto la parola 'giro':
ci facciamo un giro; mi gira la testa, il giro del mondo ...
Allora forse possiamo offrirgli un nuovo topos letterario: quello del giro della raccolta differenziata.
Mi spiego subito.
Pensiamo ad un possibile incipit di un romanzo o un racconto: 'Anna stava facendo un giro col suo cagnolino'. Oppure: 'Claudia amava girare tra negozi e bancarelle'. O ancora: 'Tiziano e la sua famiglia stavano uscendo per il consueto giro di auguri natalizi'.
Insomma di giri ce ne sono tanti nella vita degli italiani, così come nei racconti e nei romanzi.
Negli ultimi tempi, però, gli italiani escono per un altro giro, non meno lungo e serio dei precedenti: quello che si fa per portare l'immondizia della raccolta differenziata.
Non è uno scherzo: è un giro importante e impegnativo. Si parte con tre o quattro borse, ben divise per contenuto. Ci si deve prima informare dove si possono trovare i cassonetti per gli appositi materiali di scarto. In uno si porta immondizia indifferenziata, in un altro carta e cartone, in un altro ancora lattine e vetro e in un altro, infine, plastica; ma si faccia attenzione: in quello per la plastica si può buttare solo plastica di bottiglie, mentre per la plastica di altri contenitori, di giocattoli o strumenti vari è necessario prolungare il giro di almeno dieci minuti, fino al cassonetto del quartiere vicino.
Insomma la vita degli italiani è scandita ora anche dal ritmo del nuovo giro ... tra i cassonetti dell'immondizia, così come si fa un giro col proprio gatto nel parco, o un giro in centro.
E tra non molto probabilmente anche i romanzi e la letteratura (trash? non necessariamente, anche se si occupa di trash, cioè di immondizia) registreranno questo nuovo modus vivendi.
ci facciamo un giro; mi gira la testa, il giro del mondo ...
Allora forse possiamo offrirgli un nuovo topos letterario: quello del giro della raccolta differenziata.
Mi spiego subito.
Pensiamo ad un possibile incipit di un romanzo o un racconto: 'Anna stava facendo un giro col suo cagnolino'. Oppure: 'Claudia amava girare tra negozi e bancarelle'. O ancora: 'Tiziano e la sua famiglia stavano uscendo per il consueto giro di auguri natalizi'.
Insomma di giri ce ne sono tanti nella vita degli italiani, così come nei racconti e nei romanzi.
Negli ultimi tempi, però, gli italiani escono per un altro giro, non meno lungo e serio dei precedenti: quello che si fa per portare l'immondizia della raccolta differenziata.
Non è uno scherzo: è un giro importante e impegnativo. Si parte con tre o quattro borse, ben divise per contenuto. Ci si deve prima informare dove si possono trovare i cassonetti per gli appositi materiali di scarto. In uno si porta immondizia indifferenziata, in un altro carta e cartone, in un altro ancora lattine e vetro e in un altro, infine, plastica; ma si faccia attenzione: in quello per la plastica si può buttare solo plastica di bottiglie, mentre per la plastica di altri contenitori, di giocattoli o strumenti vari è necessario prolungare il giro di almeno dieci minuti, fino al cassonetto del quartiere vicino.
Insomma la vita degli italiani è scandita ora anche dal ritmo del nuovo giro ... tra i cassonetti dell'immondizia, così come si fa un giro col proprio gatto nel parco, o un giro in centro.
E tra non molto probabilmente anche i romanzi e la letteratura (trash? non necessariamente, anche se si occupa di trash, cioè di immondizia) registreranno questo nuovo modus vivendi.
'l'ultimo re di scozia' di kevin macdonald
Vedendo quel che sta succedendo in Kenia in questi giorni, ho voluto vedere il film di Kevin Macdonald 'L'ultimo re di Scozia'.
Il collegamento è un po' vago, ma forse non troppo.
Non è un film storico ma i fatti raccontati fanno esplicito riferimento a eventi storici accaduti in Uganda negli anni '70.
La definizione 'ultimo re di Scozia' si riferisce al Presidente dell'Uganda Amin Dada, che ama la Scozia, ruba la maglietta con lo stemma della Scozia a quello che diventerà il suo medico personale scozzese, e predilige questo paese perchè gli Scozzesi, contrapponendosi agli Inglesi, hanno sostenuto la sua ascesa politica.
Amin Dada è un personaggio storico: è un dittatore sanguinario che ha governato l'Uganda dal 1971 al 1979 succedendo a Obote, suo avversario e leader dell'indipendenza dell'Uganda dagli Inglesi ottenuta nel 1962.
Il suo medico personale invece è un giovane scozzese avventato in cerca di emozionanti avventure. Giunto in Uganda per lavorare in una missione, viene invitato a fare il medico del Presidente stesso.
Accetta l'incarico, con l'entusiasmo di chi pensa di poter cambiare il mondo, ma non si accorge degli eventi drammatici che gli stanno succedendo attorno.
Non capisce che Amin sta trascinando l'Uganda in un girone infernale. Anzi egli stesso, inconsapevole della personalità criminale del Presidente, suggerisce decisioni che porteranno all'eliminazione di persone innocenti.
E' tanto incosciente da diventare persino l'amante di una delle mogli di Amin, non capendo (davvero non capisce?) quali terribili rischi questo comporti per lei e per se stesso.
Lo capirà subito dopo, quando si troverà davanti al cadavere mozzato della sua amante.
Lo capirà ancora meglio quando gli sgherri del dittatore e il dittatore stesso cercheranno di eliminarlo. Non ci riusciranno, perchè un medico ugandese lo salverà, pagando con la morte la sua generosità. Il medico scozzese riuscirà a mischiarsi ai reduci di un dirottamento aereo e a fuggire con loro in Europa.
La dittatura di Amin è un fatto vero, così come vera è la violenza di questi giorni in Kenia, paese che confina con l'Uganda. Questo è l'unico accostamento.
Speriamo che in Kenia la situazione si normalizzi presto.
Il collegamento è un po' vago, ma forse non troppo.
Non è un film storico ma i fatti raccontati fanno esplicito riferimento a eventi storici accaduti in Uganda negli anni '70.
La definizione 'ultimo re di Scozia' si riferisce al Presidente dell'Uganda Amin Dada, che ama la Scozia, ruba la maglietta con lo stemma della Scozia a quello che diventerà il suo medico personale scozzese, e predilige questo paese perchè gli Scozzesi, contrapponendosi agli Inglesi, hanno sostenuto la sua ascesa politica.
Amin Dada è un personaggio storico: è un dittatore sanguinario che ha governato l'Uganda dal 1971 al 1979 succedendo a Obote, suo avversario e leader dell'indipendenza dell'Uganda dagli Inglesi ottenuta nel 1962.
Il suo medico personale invece è un giovane scozzese avventato in cerca di emozionanti avventure. Giunto in Uganda per lavorare in una missione, viene invitato a fare il medico del Presidente stesso.
Accetta l'incarico, con l'entusiasmo di chi pensa di poter cambiare il mondo, ma non si accorge degli eventi drammatici che gli stanno succedendo attorno.
Non capisce che Amin sta trascinando l'Uganda in un girone infernale. Anzi egli stesso, inconsapevole della personalità criminale del Presidente, suggerisce decisioni che porteranno all'eliminazione di persone innocenti.
E' tanto incosciente da diventare persino l'amante di una delle mogli di Amin, non capendo (davvero non capisce?) quali terribili rischi questo comporti per lei e per se stesso.
Lo capirà subito dopo, quando si troverà davanti al cadavere mozzato della sua amante.
Lo capirà ancora meglio quando gli sgherri del dittatore e il dittatore stesso cercheranno di eliminarlo. Non ci riusciranno, perchè un medico ugandese lo salverà, pagando con la morte la sua generosità. Il medico scozzese riuscirà a mischiarsi ai reduci di un dirottamento aereo e a fuggire con loro in Europa.
La dittatura di Amin è un fatto vero, così come vera è la violenza di questi giorni in Kenia, paese che confina con l'Uganda. Questo è l'unico accostamento.
Speriamo che in Kenia la situazione si normalizzi presto.
razzismo in usa
Penso che Obama Barak sia una buona scelta per la prossima presidenza degli Stati Uniti.
Ciò che più dovrebbe sostenere la sua elezione è, secondo me, il suo rifiuto della guerra in Iraq e la sua ovvia maggiore sensibilità per i problemi delle persone di colore.
Sono stata negli USA nel 2002 per circa un mese e da luglio 2006 a maggio 2007.
Racconterò ora alcuni particolari che indicano quanto il razzismo negli USA non sia ancora un problema risolto.
Nel 2002 ero a New Orleans. Si notava immediatamente l'enorme differenza tra il French quarter e la zona residenziale della città fatta di casette curate e giardinetto rigorosamente per WASP, e la zona degli slum dove vivevano i coloured. Passeggiando lungo le strade dei quartieri neri osservavo con sgomento la tristezza e lo squallore di quelle case povere nei cui cortili giocavano bambini neri.
Dopo qualche anno a New Orleans è passato Katrina. Sono note a tutte le polemiche per la poca fretta con cui, sotto il Gov. Bush, le autorità si sono preoccupate di salvare i sopravvissuti in quest'area abitata prevalentemente da neri.
West Lafayette (Indiana), dove sono stata tra il 2006 e il 2007, è una cittadina universitaria che fa parte della più ampia area urbana di Lafayette. A West Lafayette c'è praticamente solo l'università e strutture connesse. Oltre il ponte sul fiume Wabash si è a Lafayette. A West Lafayette vi sono pochissime persone di colore. Attraversato il ponte le persone di colore aumentano visibilmente. Certo questo non è un dato scientifico preciso, ma mi pare significativo che in un'area pur sempre elitaria come quella di un'università la presenza nera diminuisca così fortemente.
A Indianapolis vi è un alto tasso di criminalità e riguarda soprattutto le zone frequentate dai neri. La criminalità è ovunque connessa a più bassi redditi e più basso livello di istruzione, cioè a ineguaglianze e ingiustizie sociali che, evidentemente, la società americana non ha ancora risolto.
E' noto che in USA, ma anche in UK e forse un po' ovunque, i poliziotti non badano a spese con la gente di colore, molto più che con i bianchi. E spesso il loro ruolo li protegge da accuse di evidenti abusi di potere.
Ero colpita in Indiana dal fatto che nei giornali locali (Indianapolis Star, Journal&Courier, The Spectator) i neri apparivano sempre in ruoli poco brillanti. I manager e le persone importanti erano quasi tutti bianchi; i neri apparivano sui giornali perlopiù nei fatti di cronaca e criminalità e al massimo vi erano personaggi di colore brillanti nello sport.
Infine non ho ancora risolto questo problema: com'è che l'America si studia nei libri di storia come la madre delle democrazie quando in USA i diritti civili dei neri sono stati riconosciuti solo negli anni '60? Noi studiamo la I e II Guerra Mondiale e leggiamo che gli Stati Uniti hanno portato la democrazia nell'Europa fascista e nazista. Ma come si può chiamare democrazia uno stato in cui una così vasta parte della popolazione neanche votava?
Secondo me questo è un motivo per riscrivere tutti i libri di storia. Si dovrebbe dire che la democrazia statunitense nasce negli anni '60 perchè solo allora tutti gli americani, anche quelli di colore, erano uguali davanti alla legge. Quindi, sembra strano, ma l'Italia è una democrazia più antica di quella statunitense, visto che da noi tutti hanno potuto votare nel 1946.
Ciò che più dovrebbe sostenere la sua elezione è, secondo me, il suo rifiuto della guerra in Iraq e la sua ovvia maggiore sensibilità per i problemi delle persone di colore.
Sono stata negli USA nel 2002 per circa un mese e da luglio 2006 a maggio 2007.
Racconterò ora alcuni particolari che indicano quanto il razzismo negli USA non sia ancora un problema risolto.
Nel 2002 ero a New Orleans. Si notava immediatamente l'enorme differenza tra il French quarter e la zona residenziale della città fatta di casette curate e giardinetto rigorosamente per WASP, e la zona degli slum dove vivevano i coloured. Passeggiando lungo le strade dei quartieri neri osservavo con sgomento la tristezza e lo squallore di quelle case povere nei cui cortili giocavano bambini neri.
Dopo qualche anno a New Orleans è passato Katrina. Sono note a tutte le polemiche per la poca fretta con cui, sotto il Gov. Bush, le autorità si sono preoccupate di salvare i sopravvissuti in quest'area abitata prevalentemente da neri.
West Lafayette (Indiana), dove sono stata tra il 2006 e il 2007, è una cittadina universitaria che fa parte della più ampia area urbana di Lafayette. A West Lafayette c'è praticamente solo l'università e strutture connesse. Oltre il ponte sul fiume Wabash si è a Lafayette. A West Lafayette vi sono pochissime persone di colore. Attraversato il ponte le persone di colore aumentano visibilmente. Certo questo non è un dato scientifico preciso, ma mi pare significativo che in un'area pur sempre elitaria come quella di un'università la presenza nera diminuisca così fortemente.
A Indianapolis vi è un alto tasso di criminalità e riguarda soprattutto le zone frequentate dai neri. La criminalità è ovunque connessa a più bassi redditi e più basso livello di istruzione, cioè a ineguaglianze e ingiustizie sociali che, evidentemente, la società americana non ha ancora risolto.
E' noto che in USA, ma anche in UK e forse un po' ovunque, i poliziotti non badano a spese con la gente di colore, molto più che con i bianchi. E spesso il loro ruolo li protegge da accuse di evidenti abusi di potere.
Ero colpita in Indiana dal fatto che nei giornali locali (Indianapolis Star, Journal&Courier, The Spectator) i neri apparivano sempre in ruoli poco brillanti. I manager e le persone importanti erano quasi tutti bianchi; i neri apparivano sui giornali perlopiù nei fatti di cronaca e criminalità e al massimo vi erano personaggi di colore brillanti nello sport.
Infine non ho ancora risolto questo problema: com'è che l'America si studia nei libri di storia come la madre delle democrazie quando in USA i diritti civili dei neri sono stati riconosciuti solo negli anni '60? Noi studiamo la I e II Guerra Mondiale e leggiamo che gli Stati Uniti hanno portato la democrazia nell'Europa fascista e nazista. Ma come si può chiamare democrazia uno stato in cui una così vasta parte della popolazione neanche votava?
Secondo me questo è un motivo per riscrivere tutti i libri di storia. Si dovrebbe dire che la democrazia statunitense nasce negli anni '60 perchè solo allora tutti gli americani, anche quelli di colore, erano uguali davanti alla legge. Quindi, sembra strano, ma l'Italia è una democrazia più antica di quella statunitense, visto che da noi tutti hanno potuto votare nel 1946.
Thursday, January 3, 2008
frasi famose
Sono stata in Usa, alla Purdue University, in Indiana, da luglio 2006 a maggio 2007.
Alcune frasi che ho sentito lì mi hanno colpito, forse perchè confermano certi stereotipi; di un paese straniero si sa relativamente poco, magari solo certi luoghi comuni, e se certi discorsi li confermano la nostra vanità e il piacere che derivano dal sapere qualcosa ne sono un po' appagati.
Comunque, saranno anche solo luoghi comuni ma, come dice Claudio Magris, gli stereotipi sono sempre un po' veri.
Queste frasi, di certe persone conosciute in Indiana, non sono proprio le cose più intelligenti che uno può dire, ma le voglio citare perchè mi hanno sorpreso e colpito. Non mi si accusi di antiamericanismo. Volendo potrei citare un sacco di idiozie che ho sentito e sento anche in Italia. Al massimo mi si può accusare di volermi vendicare di ingiustizie subite in America. Ma una vendetta così, più che una colpa, è una gentile virtù.
Scriverò la professione di chi le ha dette, perchè è significativa.
Un accademico
Dopo l'ennesima strage in un'università americana ad opera di un giovane improvvisamente impazzito, un accademico ha commentato: 'Il problema è che ci sono troppe poche armi. Se tutti avessero avuto un'arma in quell'occasione il killer sarebbe stato ucciso subito'.
Una donna brillante intervistata in TV
La vita di una donna ha senso solo se ha dei figli.
Un accademico
Io racconto la frase sopra citata (La vita di una donna ha senso solo se ha dei figli) e un accademico commenta che quella donna ha ragione.
Un accademico
Io racconto che Alessandra Mussolini ha detto che i libici dovrebbero ringraziare il colonialismo fascista italiano perchè loro erano incivili e Mussolini ha portato in Libia strade, case, ponti, ferrovie.
Un accademico dice che la Mussolini ha ragione.
Un accademico
Dico che ero stata invitata a insegnare per un breve periodo in Congo ma poi sono venuta in Indiana; spero però di aver solo posticipato il viaggio e stare un breve periodo in Congo mi interessa ancora.
Un accademico dice che lui in Congo non c'andrebbe di sicuro. Preferisce gli alberghi a 4 stelle della Svizzera.
Due accademici
Racconto di aver letto su un giornale locale di una mamma che ha avuto due bambine gemelle siamesi attaccate per il bacino. Non ha voluto operarle appena nate e ora hanno già 4 o 5 anni e i medici consigliano di operare anche se è a rischio la vita di una.
Commento mio: sono colpita dalla serenità di quella mamma e dal suo incredibile coraggio pur avendo a che fare con un dramma lacerante come quello.
Commento di un accademico: quando uno nasce imperfetto meglio eliminarlo subito.
Commento del secondo accademico: 'uah uah, certo che deve essere scomodo vivere così, eh! E quando crescono cosa fanno? Attaccate per il bacino, con due busti uno davanti all'altro ... si faranno la guardia, si controlleranno l'un l'altra'
Un accademico a lezione
(Agli studenti) Il Grand Tour era un famoso viaggio che dal '700 in poi portava i giovani ricchi del Nordeuropa in Italia per scoprire la civiltà e l'arte rinascimentale e romana e le grandi ricchezze artistiche dell'Italia. Questo è quel che si dice. In realtà sembra che i giovani rampolli del Nord venissero in Italia perchè era una sorta di zona per turismo sessuale. L'Italia è famosa per questo: le cortigiane, Casanova, i latin lover, la dolce vita ... (praticamente il bordello d'Europa - commento mio)
Un accademico
Faccio presente che ho subito un'ingiustizia che da noi sarebbe inaccettabile: un datore di lavoro che se ne frega del contratto e se gli fa comodo lo straccia senza problemi.
Un accademico commenta che gli USA sono un paese basato sul business e l'unica regola importante è l'interesse economico dell'azienda.
Un accademico
Racconto che nel giornale Indianapolis Star ho letto di zone della città dove ci sono molti omicidi e sono zone abitate soprattutto dai neri.
Un accademico dice che violenza e crimini sono più tra i neri che tra i bianchi in USA e questo dipende di certo solo da loro (commento mio: forse non gli hanno raccontato che fino all'altro ieri, cioè agli anni '60, i bianchi hanno privato i neri praticamente di tutti diritti).
Alcune frasi che ho sentito lì mi hanno colpito, forse perchè confermano certi stereotipi; di un paese straniero si sa relativamente poco, magari solo certi luoghi comuni, e se certi discorsi li confermano la nostra vanità e il piacere che derivano dal sapere qualcosa ne sono un po' appagati.
Comunque, saranno anche solo luoghi comuni ma, come dice Claudio Magris, gli stereotipi sono sempre un po' veri.
Queste frasi, di certe persone conosciute in Indiana, non sono proprio le cose più intelligenti che uno può dire, ma le voglio citare perchè mi hanno sorpreso e colpito. Non mi si accusi di antiamericanismo. Volendo potrei citare un sacco di idiozie che ho sentito e sento anche in Italia. Al massimo mi si può accusare di volermi vendicare di ingiustizie subite in America. Ma una vendetta così, più che una colpa, è una gentile virtù.
Scriverò la professione di chi le ha dette, perchè è significativa.
Un accademico
Dopo l'ennesima strage in un'università americana ad opera di un giovane improvvisamente impazzito, un accademico ha commentato: 'Il problema è che ci sono troppe poche armi. Se tutti avessero avuto un'arma in quell'occasione il killer sarebbe stato ucciso subito'.
Una donna brillante intervistata in TV
La vita di una donna ha senso solo se ha dei figli.
Un accademico
Io racconto la frase sopra citata (La vita di una donna ha senso solo se ha dei figli) e un accademico commenta che quella donna ha ragione.
Un accademico
Io racconto che Alessandra Mussolini ha detto che i libici dovrebbero ringraziare il colonialismo fascista italiano perchè loro erano incivili e Mussolini ha portato in Libia strade, case, ponti, ferrovie.
Un accademico dice che la Mussolini ha ragione.
Un accademico
Dico che ero stata invitata a insegnare per un breve periodo in Congo ma poi sono venuta in Indiana; spero però di aver solo posticipato il viaggio e stare un breve periodo in Congo mi interessa ancora.
Un accademico dice che lui in Congo non c'andrebbe di sicuro. Preferisce gli alberghi a 4 stelle della Svizzera.
Due accademici
Racconto di aver letto su un giornale locale di una mamma che ha avuto due bambine gemelle siamesi attaccate per il bacino. Non ha voluto operarle appena nate e ora hanno già 4 o 5 anni e i medici consigliano di operare anche se è a rischio la vita di una.
Commento mio: sono colpita dalla serenità di quella mamma e dal suo incredibile coraggio pur avendo a che fare con un dramma lacerante come quello.
Commento di un accademico: quando uno nasce imperfetto meglio eliminarlo subito.
Commento del secondo accademico: 'uah uah, certo che deve essere scomodo vivere così, eh! E quando crescono cosa fanno? Attaccate per il bacino, con due busti uno davanti all'altro ... si faranno la guardia, si controlleranno l'un l'altra'
Un accademico a lezione
(Agli studenti) Il Grand Tour era un famoso viaggio che dal '700 in poi portava i giovani ricchi del Nordeuropa in Italia per scoprire la civiltà e l'arte rinascimentale e romana e le grandi ricchezze artistiche dell'Italia. Questo è quel che si dice. In realtà sembra che i giovani rampolli del Nord venissero in Italia perchè era una sorta di zona per turismo sessuale. L'Italia è famosa per questo: le cortigiane, Casanova, i latin lover, la dolce vita ... (praticamente il bordello d'Europa - commento mio)
Un accademico
Faccio presente che ho subito un'ingiustizia che da noi sarebbe inaccettabile: un datore di lavoro che se ne frega del contratto e se gli fa comodo lo straccia senza problemi.
Un accademico commenta che gli USA sono un paese basato sul business e l'unica regola importante è l'interesse economico dell'azienda.
Un accademico
Racconto che nel giornale Indianapolis Star ho letto di zone della città dove ci sono molti omicidi e sono zone abitate soprattutto dai neri.
Un accademico dice che violenza e crimini sono più tra i neri che tra i bianchi in USA e questo dipende di certo solo da loro (commento mio: forse non gli hanno raccontato che fino all'altro ieri, cioè agli anni '60, i bianchi hanno privato i neri praticamente di tutti diritti).
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