Il Ministro Brunetta sembra avere l'intenzione di dare una sterzata al mondo del lavoro in Italia. Per molti aspetti ha ragione, basta però che non sia tutto a favore di un lato del mondo del lavoro (i datori di lavoro, tanto per intenderci).
Darò ora 4 esempi di come funzionano le cose nell'amministrazione 'Italian style'.
1. Ho fatto un corso di recupero in una scuola italiana. Il corso è finito in aprile. Mi era stato promesso lo stipendio a fine luglio (ed è già molto comoda, mi pare, come tempistica di pagamenti). Ho telefonato a fine luglio. La segretaria mi ha detto che mi pagheranno a fine agosto. Così, senza tanti problemi. Anzi era pure scocciata di essere disturbata.
Per fortuna sono in vacanza e non insegno ora in quell'istituto. Perchè se vi insegnassi, onestamente, mi verrebbe la vaga intenzione di fare qualche assenza 'punitiva' nei confronti di quella scuola. Se lo facessi, sarei punita io, non l'istituto, anche molto severamente. Potrei rischiare molto. Gli istituti invece possono, evidentemente, permettersi quel che vogliono.
2. Nel corso dell'ultimo anno scolastico ho ricevuto lo stipendio dal Tesoro provinciale da settembre a giugno. A febbraio non ricevo lo stipendio, e nessuna nota di spiegazione. Salta uno stipendio e non sai neanche perchè. Qualche mese dopo scopro, per sentito dire, che questo dipende dal fatto che a dicembre mi hanno dato più soldi perchè, per motivi amministrativi, hanno incluso le ferie di Natale che dovevano poi scalare. Ancora però non sapevo di quanto e quanto avrei dovuto ricevere di quel mese saltato.
L'ho saputo solo a giugno quando ho ricevuto lo stipendio di giugno più una piccola parte di uno stipendio che era quello di febbraio ridimensionato. Il tutto senza preavviso, senza dare nessuna rendicontazione e nessuna spiegazione.
Ma i datori di lavoro possono permetterselo, evidentemente.
3. Ho ricevuto una borsa di studio quest'anno. La borsa di studio è per insegnanti di tutta l'Europa. Nella sede del corso abbiamo incontrato colleghi provenienti da molti paese europei. Tutti avevano ricevuto i finanziamenti prima della partenza. Tutti, tranne gli italiani e i turchi. Non so i turchi, ma gli italiani la riceveranno non prima di due mesi dopo la fine del corso.
Potrebbe sembrare una stupidaggine: anticipi qualche soldo e in ogni caso puoi ritenerti fortunata di aver vinto la borsa di studio. Sono sicuramente contenta di aver vinto la borsa di studio, ma proviamo a fare 1+1+1 : se mettiamo insieme tutte queste cose, ci aggiungiamo l'inflazione, la precarietà dei supplenti, e gli stipendi da Grecia con un costo della vita da Germania ... ce n'è abbastanza per stare poco tranquilli in Italia. Certo si può sempre chiedere un prestito in famiglia ... evviva la famiglia!, specie quando sopperisce alle inefficienze dello Stato. Eh già, siamo proprio mammoni, noi italiani.
4. Sono stata un anno negli Stati Uniti: un semestre accademico in un anno e un semestre nell'altro. Insegnavo, e quindi ho dovuto fare la dichiarazione dei redditi, anzi due dichiarazioni dei redditi.
L'ho fatta, in inglese, ed era la prima dichiarazione dei redditi che facevo io, perchè lì è tutto molto organizzato, ti insegnano come compilare e diventa tutto facile. A differenza dell'Italia dove ti conviene mandare tutto dal commercialista.
Siccome il reddito era basso, visto che ho lavorato solo un semestre per anno, avevo diritto al tax refund, al rimborso per redditi bassi.
Il primo anno ho mandato la dichiarazione in aprile, e un mese dopo, in maggio, ho ricevuto l'assegno con il rimborso. Il secondo anno ho mandato la dichiarazione in giugno (la scadenza esatta era aprile, quindi ero in ritardo) e a luglio ho ricevuto ugualmente l'assegno con il rimborso.
Mi è capitato spesso, specie negli anni di università o in anni di lavoro precario o di periodi spesi all'estero, di fare in Italia una dichiarazione con un importo basso da rimborso. Ma non ho mai ricevuto nessun rimborso. Il commercialista mi ha detto che per avere un rimborso in Italia bisogna aspettare almeno tre anni e forse neanche allora.
Spero che i ministri considerino tutti i limiti dell'economia e delle amministrazioni italiane, e che le scelte avvantaggino tutti i protagonisti del mondo del lavoro in Italia.