La scuola italiana è erede del '68. Non lo dico in senso negativo. Se non ci fosse stato il '68, forse, non sarei potuta andare all'università neanch'io. L'integrazione di chi ha difficoltà per vari motivi è, ovviamente, positiva e importante. Ma a volte l'attenzione per chi è meno interessato alla scuola fa trascurare i diritti di chi è molto interessato alla scuola.
Le varie esperienze scolastiche nel passato e presente mi fanno pensare che l'atteggiamento che si è invitati ad assumere da tutto il sistema scolastico sia di attenzione per le persone in difficoltà, per chi viene da ambienti poco stimolanti, per chi ha poca voglia di studiare, per chi è rimasto indietro col programma. Tutto giusto e lecito. Ma penso che non vi sia abbastanza attenzione per chi è molto impegnato e volonteroso ed è ostacolato dagli studenti che impediscono lo svolgersi normale delle lezioni.
In certi casi della mia esperienza didattica si notavano situazioni di gravi, direi gravissime, perdite di tempo a causa degli studenti più indisciplinati. Se poi quei ragazzi si trovavano nella stessa classe da molti anni, la perdita di studio, di lavoro, di informazioni, di crescita culturale e personale diventava, secondo me, drammatica. Di ciò non ci si preoccupava abbastanza. L'importante era capire i casi problematici, integrare chi disturbava, ma per quegli studenti che avevano voglia di studiare e non lo potevano fare per colpa degli altri, per loro c'era troppa poca attenzione.
Guarda caso, poi, in Italia, continua ad esistere il problema di persone dotatissime che se ne vanno all'estero perchè qui non sono valorizzate o non possono fare abbastanza.