Saturday, November 10, 2007

dottorati italiani e non

Molte persone in Italia sono interessate ai dottorati e vorrebbero farne uno. Ma, come si sa, il sistema semimafioso delle università italiane, blocca le intenzioni di quasi tutti.
Forse non tutti sanno però che se si allunga la propria strada di qualche km si possono trovare realtà che in Italia sembrano irrealizzabili.
In Austria e Germania, per iscriversi ad un dottorato, è importante avere un buon curriculum e avere un progetto che interessi ad un professore. Quindi nel mondo di lingua tedesca già ci sono molte strade più aperte che in Italia.
In Italia, come è noto, tutto passa per dei concorsi che sono pilotatissimi. Quasi mai uno sconosciuto che non ha contatti con un prof della commissione, passerà il concorso, anche se fa una prova brillante. E' risaputo. Non consiglierei a nessuno di perdere tempo a prepararsi per un concorso di dottorato in Italia, a meno che un prof non abbia già fatto capire al candidato che lui passerà il concorso.
Come dicevo all'estero sembra che le cose siano meno oscure.
In Germania e in Austria le tasse universitarie sono molto basse. Per questo uno potrebbe anche lavorare e pagarsi gli studi di dottorato.
In Svezia e Finlandia addirittura gli studenti sono stipendiati per studiare e non vi sono per niente tasse universitarie.
Nei paesi anglosassoni iscriversi ad un corso universitario o ad un dottorato è piuttosto costoso - spesso decine di migliaia di dollari l'anno - però ci sono molte borse di studio o molte teaching assistantships con cui uno si mantiene agli studi insegnando la propria lingua o altri campi di sua competenza. E anche qui, come più o meno in tutti i paesi eccetto l'Italia, conta un buon cv e un progetto di dottorato interessante.
Io trovo scandaloso che in Italia, se uno esprime interessi di studio relativi a dottorati e ricerca, sia bloccato dai professori stessi. Da un certo punto di vista hanno ragione perchè effettivamente se uno si aspetta di combinare qualcosa in Italia, è troppo spesso un illuso che non ha ancora capito i meccanismi universitari. Tuttavia si resta ancora scandalizzati perchè credo che il ruolo stesso del prof univesitario sia incoraggiare in ogni caso a studio e ricerca, e se in Italia si sa com'è, restano molte possibilità aperte all'estero. Ma anche in questo i prof italiani deludono, perchè, forse per non rivelare i meccanismi oscuri della ricerca italiana e per non invitare a 'passare alla concorrenza' cioè andare a studiare all'estero, non incoraggiano affatto a continuare all'estero. Ovvio che questo paese è bloccato nel settore della cultura. Gli accademici devono difendere la loro 'azienda' senza però sbilanciarsi troppo sui limiti enormi della stessa. Secondo me se uno non è davvero motivato non cerca di fare dottorati; si accontenta della laurea. In Italia chi vuol fare un dottorato quasi si sente considerato dagli accademici come uno che pretende chissacosa. La cosa è ridicola. Uno che vuole laurearsi è uno che si crede chissachi? Una persona che vuole studiare dovrebbe sempre essere incoraggiata e poter andare avanti. In Italia non è così. E poi ci si lamenta che questo paese è sempre fanalino di coda in Europa? Per certe cose ci si può meravigliare che sia ancora in Europa. Il problema è che in Italia le università (come i partiti politici?) sono non innanzitutto dei centri di studio e ricerca, ma innanzitutto dei centri di potere e privilegi.