Secondo me Bush dovrebbe essere convocato dal Tribunale Internazionale dell'Aja che si occupa di crimini contro l'umanità.
Il suo intervento in Iraq non è giustificato. L'Iraq non c'entra quasi niente con il terrorismo internazionale e l' 11 settembre. Le armi di distruzione di massa, che hanno giustificato l'intervento, non sono mai state trovate.
Se lo scopo era quello di punire i terroristi e ristabilire la sicurezza nel mondo non hanno risolto molto: subito dopo l'attacco americano ci sono altri numerosi attentati in varie parti del mondo. In seguito sono stati catturati vari terroristi ma quasi nessuno in Iraq.
Sono circa un milione gli iraqeni morti in questi 5 anni di guerra.
I soldati americani morti sono circa 4000.
A questi si aggiungano i casi di violenze spesso mortali dovuti agli squilibri psichici riportati dai soldati rientrati in patria. Le persone uccise in USA dai soldati rientrati (spesso erano loro familiari o amici) sono circa 150.
A ciò si aggiunga il numero dei soldati rovinati dalla guerra: persone senza gambe, senza braccia o deformati in vari modi.
Vi sono poi le violenze subite dalle soldatesse americane da parte degli stessi commilitoni americani: circa 1 soldatessa su 3 ha subito violenze.
Si aggiunga a ciò la rovina di un paese intero: case, strutture sociali, monumenti, opere d'arte distrutti in Iraq.
Si aggiunga anche la crisi economica americana: molte famiglie americane sono a rischio mutui insolvibili; la disoccupazione è aumentata; la spesa per l'Iraq è enorme mentre la popolazione americana è in crescente difficoltà economica.
In questi giorni ho sentito le interviste a due autorevoli iraqeni: uno scrittore che ora vive a Parigi, e un prete cattolico. Entrambi hanno detto che la presenza americana ha rovinato il pease. Era meglio sotto Saddam Hussein, perchè non vi era libertà di espressione ma si viveva. Ora il pericolo di violenza e di morte è una costante. Non vi è la minima sicurezza. I generi di prima necessità sono molto meno di prima. La divisione tra gruppi etnici è aumentata. I cristiani sono a rischio continuo di violenza perchè si trovano tra due fuochi nel conflitto tra musulmani sunniti e sciiti, e lasciano sempre più il paese con conseguente grave perdita per tutto l'Iraq perchè se i cristiani sono solo il 4 % della popolazione, essi costituiscono quasi il 40 % della forza lavoro qualificata.
Tutto questo senza motivi validi.
Tutto questo in violazione del rispetto della sovranità nazionale, che si può giustificare solo in caso di gravi crimini contro l'umanità e nel tentativo di difendere vittime di violenza.
Qui la violenza maggiore è invece entrata in Iraq con l'esercito americano.