I collegi docenti, che noi insegnanti di scuola superiore siamo tenuti a frequentare, sono molto interessanti.
A dire il vero, votare a favore o contro l'adozione di un libro di testo piuttosto che di un altro da parte di un collega (per le sue lezioni!), non è troppo appassionante.
Ciò che al collegio di oggi ho trovato molto intrigante era l'analisi dei gruppi sociali che fanno parte del collegio docenti e la loro reazione agli argomenti trattati.
E' una sorta di analisi sociologica sulla recezione di certi messaggi socio-culturali.
Mi spiego meglio.
Avevo dietro di me un vasto gruppo di colleghi che, nel primo periodo del collegio, chiacchieravano ad alta voce e senza la minima inibizione, per cui ti vien da pensare che debbano essere, per coerenza, molto comprensivi con gli allievi rompiscatole. Nel secondo periodo erano già più attenti e seguivano i discorsi degli oratori.
Mi divertivo a seguire le reazioni del pubblico.
Dietro avevo questi ex-chiacchieroni un po' anarchici, e davanti un vasto gruppo di colleghi più composti, seduti, tranquilli e più silenziosi.
Hanno parlato vari oratori: il preside e un paio di vicepresidi seduti in cattedra, e alcuni colleghi intervenuti dal pubblico.
Quando parlavano i capi - presidi e vicepresidi - si notava una certa generale noia e distrazione. Quando vi sono stati degli interventi da parte di qualche collega, si notava una forte differenza tra i due gruppi succitati.
Il gruppo dietro batteva le mani a sostegno degli interventi molto critici. Quando un collega interveniva per criticare la 'classe dirigente', vi erano calorosi applausi di sostegno. Il gruppo davanti, invece, non si scomponeva troppo.
Vi sono stati vari interventi interessanti ma, secondo me, troppo cavillosi, cervellotici e non proprio di buon senso. Non erano troppo positivi perchè certe sottigliezze vanno bene in sede di riflessione personale o di classe sugli studenti, non tanto quando è necessario organizzare un vasto lavoro comune con delle direttive valide per tutti.
A questi interventi sottili, critici, in qualche modo anti-establishment, corrispondeva un sostegno convinto da parte dei creativi-anarchici che avevo alle spalle.
Questo stesso gruppo non era per niente interessato o incoraggiante quando parlavano i 'padroni'.
Per questo ho pensato che rappresentassero il gruppo sociale dei ribelli-anarchici-sinistroidi-anti-establishment.
Gli altri invece sembravano piuttosto integrati, piccolo borghesi più consenzienti e meno critici verso l'autorità.