Le parole pronunciate dal Ministro Frattini questa sera suonano un po' naiv.
Diceva che i clandestini devono almeno conservare il loro documento d'identità se vogliono essere riconosciuti dalle autorità del paese ospitante.
Un invito al rispetto delle regole è ovviamente giustissimo, ma sembra che i nostri governanti non siano molto informati su che tipo di viaggi siano quelli della speranza.
In un libro che uscirà presto, ho raccolto alcune storie di migranti arrivati in Italia dopo viaggi allucinanti.
Una di queste persone non avrebbe potuto tenere con sè il documento d'identità perchè, se glielo avessero trovato addosso in uno dei paesi in cui è passato, avrebbe rischiato la libertà, se non la vita. Questo, a causa dei rapporti politici conflittuali tra i vari paesi, di cui i civili molto spesso sono solo le vittime.
In uno dei miei racconti si leggerà che, per passare il deserto del Sahara, i migranti erano in totale balia di trafficanti che cercavano di estorcergli tutto: a metà deserto sembra sia consuetudine chiedere ancora soldi; se le persone non ne hanno, gli aguzzini li privano di acqua e cibo, e li minacciano di farli scendere dal mezzo e abbandonarli.
Molte di queste persone finiscono in prigioni in cui subiscono di tutto. Figuriamoci se possono essere certi che le guardie non toccheranno i loro passaporti.
In situazioni simili, avere il documentino ben piegato nella bustina di plastica è l'ultima preoccupazione dei poveracci che fanno queste traversate. E queste traversate non le fanno per avere qualche soldo in più, o per fare vita più comoda, come vorrebbe il nostro Premier, quanto, molto più spesso, per sfuggire a violenze, torture, mancanza di libertà o di mezzi indispensabili per sopravvivere.