Ci sono alunni e alunni. Ecco alcuni dei miei.
I più terribili, dispettosi e irrequieti sono stati quelli di una scuola professionale di Venezia e di una scuola d'arte di Roma.
Nella scuola professionale si divertivano a fare i classici dispetti all'insegnante: mi tiravano palline, mi nascondevano le cose, si nascondevano per poi spaventarmi; alcuni si vestivano da uova di Pasqua, cioè con grandi fiocchettoni sopra la testa legati come si legano i nastri delle uova di Pasqua.
Nella scuola di Roma invece erano, più che dispettosi, anarchici. Io entravo in classe e questi per tutta la lezione avevano l'aria di non essersene neanche accorti. Tenevano alle orecchie un lettore-cd e ascoltavano tranquillamente più il lettore che la poveraccia che cercava di insegnare qualcosa. In classe c'era la porta-finestra e questi, quando, poverini, erano stanchi, andavano tranquillamente a farsi la passeggiata in terrazza; senza chiedere, ovviamente.
In Cina i ragazzi delle superiori sono buonissimi, anche troppo; a volte passivi. Si entra nelle popolose classi della popolosa Cina - anche una cinquantina di ragazzi per classe - e non senti fiatare una mosca.
Sempre in Cina i ragazzi delle prime classi delle elementari sono invece incantevoli. Entri in classe e ti applaudono. Poi qualsiasi parola dica l'insegnante ripetono - in Cina si usa molto insegnare facendo ripetere e memorizzare - con entusiasmo, come se fossero contentissimi di qualsiasi parola tu regali loro, e la prendono come un gioco con cui si divertono. Pendono dalle tue labbra e ascoltano tutto con estrema attenzione. A volte ripetono in modo molto comico. Se, ad esempio, io dico 'Well, some numbers now, .... mhh , oh, let's see', loro ripetono tutto, anche 'mhh , oh' e il tutto è molto divertente.
I ragazzi più seri a cui abbia mai insegnato, credo siano quelli di un liceo classico nel nord d'Italia. Seri, severi, esigenti, preparati. Si alzavano in piedi quando entravo. Li ho visti mesi dopo ad una trasmissione televisiva sui libri.
Invece i più educati forse sono i ragazzi americani. Meno cattiverie o critiche del solito. In generale un atteggiamento più rispettoso.
I più interessati all'italiano sono i ragazzi macedoni e albanesi. Alcuni sapevano tutto dell'Italia, anche le ultime battute dei ministri, le zuffe parlamentari, vita morte e miracoli di cantanti e personaggi famosi. Alcuni distinguevano senza difficoltà tra varianti linguistiche regionali, e facevano battute come se fossero stati in Italia fino al giorno prima, padroneggiando quelle conoscenze comuni ovvie e banali per un nativo, ma del tutto incomprensibili per uno straniero.