Saturday, March 28, 2009

Psichiatri pazzi?

Qualcuno dice che per fare lo psichiatra bisogna essere un po' pazzi.
Non voglio dire questo, ma la battuta mi fa venire in mente qualche episodio che sembra suffragarla.
Subito dopo la laurea mi sono iscritta ad un dottorato in Austria e il tema della tesi, per me molto interessante allora, era il doppio, cioè lo sdoppiamento della personalità, in opere letterarie italiane (Pirandello), inglesi (Conrad) e tedesche (Hesse).
A quel tempo ero giovane e contorta, intellettualmente e psicologicamente, e forse per questo molto attratta dagli oscuri grovigli della psiche. Ora invece sono molto più serena e allegra e questi argomenti mi interessano meno rispetto ai problemi sociali o a situazioni più concrete e solari.
Quando ero studente all'università di Udine ho voluto accettare un assurdo lavoro di traduzione dall'italiano al tedesco (un vero traduttore traduce cose importanti solo dalla lingua straniera nella propria madrelingua, non viceversa) di un'opera di psichiatria scritta nientemeno che da Franco Basaglia. L'editore che me l'aveva proposta mi ha detto che si trattava di una stesura provvisoria e che avrei fatto rivedere il lavoro da un madrelingua. Il madrelingua in questione era uno psichiatra tedesco che abitava a Berlino e che mi ha ospitata per una decina di giorni.
Era una persona inquietante e destabilizzante e dopo aver parlato con lui sarebbe stato necessario un altro psichiatra (si fa per dire) per ricostruire la psiche indebolita dalla comunicazione. Infatti me ne sono andata prima di finire il lavoro.
Vittorino Andreoli, psichiatra ben noto in Italia, ha scritto che è diventato psichiatra per ... evitare di finire dallo psichiatra. Come dire: professionisti da evitare.
Per non parlare di Karazdic, che prima di diventare un politico colpevole di crimini contro l'umanità, faceva lo psichiatra.

[Sono solo battute. Non me ne vogliano gli psichiatri non pazzi]

Thursday, March 26, 2009

Palmesano: giornalista-coraggio in terra di camorra.

La recente battuta di Berlusconi che invita i disoccupati a rimboccarsi le maniche, come se fossero dei pigri che non hanno voglia di lavorare, nel caso del giornalista coraggioso Palmesano è un po' fuori luogo. In realtà la battuta è fuori luogo non solo in questo caso in Italia, un paese poco dinamico dal punto di vista economico e, come si legge sotto, governato da leggi oscure e persino criminali.
Palmesano sembra essere stato licenziato dai giornali in cui lavorava perchè si era rimboccato un po' troppo le maniche: per continuare a lavorare avrebbe dovuto non scrivere così tanto e non mettere il naso dove disturbava camorristi e politici.
Se avessi un giornale aiuterei un giornalista di questo valore. Avendo molto meno che un giornale, posso al massimo sottolinearne il coraggio e la levatura morale.


Tratto da
http://it.wordpress.com/tag/giornalista-enzo-palmesano/


Pignataro Maggiore(Ce)- (Di Enzo Palmesano, giornalista ) palmesano1

Contro di me e contro la mia innocente famiglia c’è stata e c’è una manovra a tenaglia politico-mafiosa, messa in opera dalla camorra e da esponenti delle Istituzioni e dei partiti, per mettere a tacere il giornalismo investigativo in una città, Pignataro Maggiore, tristemente nota coma la ‘Svizzera dei clan’. Ora, grazie all’inchiesta dei carabinieri e della Direzione distrettuale antimafia, sono emerse una parte delle pressioni - quelle camorristiche della famiglia Lubrano, mentre attendo ulteriori indagini sul livello politico e imprenditoriale - affinché il ‘Corriere di Caserta’ ponesse fine alla mia scomoda collaborazione. Ma bisogna tener presente che è stata minacciata anche mia moglie; e, inoltre - come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per gli esponenti del clan Lubrano-Ligato - la potente cosca mafiosa impose ad un imprenditore di Pignataro Maggiore il licenziamento di mio figlio”. E’ quanto si legge in un comunicato del giornalista professionista Enzo Palmesano (nelle foto). “Negli interrogatori dell’8 ottobre e del 12 novembre 2007 - aggiunge Enzo Palmesano - il collaboratore di giustizia Giuseppe Pettrone, le cui dichiarazioni sono state valorizzate da riscontri oggettivi, rivelò ai valorosi magistrati della Direzione distrettuale antimafia che ‘Pietro Ligato per vendetta se la prese anche con il figlio del giornalista Enzo Palmesano, Massimiliano Palmesano, che nel 2005 lavorava presso un’impresa di costruzioni per pagarsi le ferie. Io e Pietro Ligato - ha detto ancora il collaboratore di giustizia Giuseppe Pettrone - ci recammo dal figlio del titolare dell’impresa e gli ordinammo di licenziarlo. Subito il ragazzo fu licenziato, per rispetto ai Ligato’”. Pettrone ha anche confermato che Pietro Ligato mi spedì un plico con un proiettile e minacce di morte dall’ufficio postale di Vitulazio: ‘Da anni il giornalista Enzo Palmesano scriveva articoli contro la famiglia Ligato dicendo che i Ligato erano mafiosi e denunciandone a chiare lettere le azioni criminose”. “Dichiarazioni che, seppure riportate in sintesi - conclude Enzo Palmesano - danno la misura dell’azione persecutoria della camorra nei miei confronti e contro i miei familiari. Spero che presto si possa arrivare a chiarire, da parte delle forze dell’ordine e della magistratura, altri gravissimi fatti per i quali - è addirittura inutile precisarlo- ho sempre presentato circostanziate denunce, senza guardare in faccia a nessuno, contro boss mafiosi ed esponenti politici locali e nazionali”. (Articolo a cura del giornalista Enzo Palmesano)
Pubblicato da red. prov. “Alto Casertano-Matesino & d”

Tuesday, March 24, 2009

Corsi e ricorsi ... del capitalismo: Cina, Stati Uniti, Giappone.

Riporto qualche interessante pagina tratta da
Centomila punture di spillo di Carlo De Benedetti e Federico Rampini, Mondadori, Milano, 2008.

"Oggi il pubblico occidentale è sgomento di fronte alle rivelazioni che arrivano dalla Cina: la salute del consumatore, la sicurezza dei prodotti, il rispetto del copyright, ogni valore viene calpestato in nome del profitto. Reagire è legittimo, ma stupirsi è ingenuo. Solo un'amnesia storica può farci credere che le 'fabbriche dell' orrore' siano una novità." (p.89)

"La Cina - dichiara Mihm - per certi aspetti è la versione giovane di noi stessi. Se ce ne rendiamo conto, allora capiamo che il capitalismo mordi e fuggi non è un tratto del carattere nazionale cinese, né tantomeno un complotto per avvelenare noi, ma è una fase dello sviluppo. Lo chiamerei il capitalismo adolescente: scoppia di energia, è esuberante, dinamico. E come tutti gli adolescenti ha anche comportamenti folli, irresponsabili, pericolosi." (p.90)








Aggiungo, a questo confronto tra culture e epoche storiche che invita a non scandalizzarsi troppo degli 'altri', un mio post scritto in agosto 2008, in cui si legge che ciò che si dice della Cina di oggi era più o meno quello che si diceva del Giappone degli anni '30 e '40:

http://rbarazza.blogspot.com/2008/08/giappone-o-cina.html

Monday, March 16, 2009

'Siamo un popolo di stalker'

Sembra anche a me che questi problemini siano piuttosto gravi in Italia.

Dal Corriere della Sera di lunedì 16 marzo 2009:


Ancora sull'università italiana

Sul Corriere della Sera anche oggi un articolo sull'università italiana, i corsi inutili, la parentopoli, lo spreco di risorse ...
Io ci aggiungo un problemino: l'impossibilità di fare i dottorati in Italia.
Subito dopo la laurea mi sono iscritta ad un dottorato in Austria per il quale ho studiato per circa due anni. Poi non ho voluto proseguire, e sono affari miei. Ma l'ho cominciato. In Italia non l'avrei cominciato.
Due anni fa in America a me interessava l'esperienza di insegnamento dell'italiano, ma per insegnare italiano era obbligatorio iscriversi ad un corso post-laurea. Mi sono iscritta ad un Master anche se un po' tirato, visto che i programmi erano tutti di letteratura mentre a me interessavano di più quelli di storia o problemi sociali. Avendo poi, dopo la laurea in lingue e letterature straniere, studiato letteratura comparata in quei due anni a Klagenfurt, il professore americano di letteratura comparata mi aveva chiesto se mi interessava iniziare, anzichè il master, il dottorato in letteratura comparata. Gentile lui, ma ho rifiutato perchè ormai mi interessano di più studi di carattere storico-sociali.
Ma anche questo in Italia sarebbe stato difficilmente immaginabile.
In Germania un mio progetto di dottorato interessava e avrei potuto cominciarlo se avessi avuto casa e lavoro lì, ma quando è sorto il problema di trasferirsi rinunciando al lavoro di insegnamento in Italia, non se ne è fatto più niente.
Uno dei tanti problemi dell'università italiana è il blocco dei dottorati. Pochissimi sono ammessi, quasi tutti perchè i professori li hanno già scelti come collaboratori. Quindi moltissimi laureati motivati e interessati alla prosecuzione degli studi, e con interessanti progetti di ricerca ... o ci rinunciano, o vanno all'estero.
Problema grave e non giustificato: innanzitutto si perdono le persone più intelligenti e motivate. Poi non si capisce perchè le si debba perdere, visto che nelle università tedesche, austriache, inglesi, americane, danesi, svedesi ... se una persona ha un progetto interessante manda semplicemente il suo CV con il progetto ai professori, e se il progetto vale può iniziare un dottorato, a sue spese o con borsa di studio.
Qui in Italia ci sono questi pachidermici concorsi che non hanno senso: forse il loro unico senso è far vedere che c'è una selezione pubblica, ufficiale e corretta quando invece tutti sanno che le selezioni vengono fatte quasi sempre prima del concorso e che, inoltre, il concorso costa all'erario statale, cioè a tutti gli italiani, fior di quattrini che sono spesi per confermare arbitri e privilegi atavici. Si aggiunga poi il motivo di tutto quest'oscurantismo in Italia: l'università italiana, prima ancora che cultura, è potere e prestigio, e i baroni ci tengono a controllare bene chi vi entra. E ancora più a far entrare solo chi vogliono loro.

Proposta mia: abolire i concorsi. Trasformare i dottorati in corsi post-laurea selettivi ma non impossibili e non bloccati da chi dovrebbe diffondere la cultura in Italia, sostenerla, incoraggiarla, e invece ... la blocca. Dal punto di vista burocratico dovrebbero essere corsi più o meno accessibili come i corsi di laurea, ma ovviamente di più alto livello e aperti a chi ha dei progetti di ricerca davvero di valore. Penso che tutti i progetti di valore dovrebbero essere sostenuti e diventare corsi di alto livelli. E' un paese suicida quello che blocca o obbliga alla fuga i suoi studiosi più intelligenti e motivati.

Per gli americani l'America è perfetta

Sembra che con gli Americani non si possa criticare l'America.
Avevo dei corrispondenti americani. Quando ho detto loro che in America ci tornerei ma che ci sono anche dei difetti che ho toccato con mano e di cui ho fatto le spese pagando un prezzo ingiusto, è finita: non ti scrivono più, tagliano i contatti.
Come dice anche Zucconi nel suo libro 'L'aquila e il pollo fritto', sembra che per gli Americani l'America sia la perfezione e che tutto il resto del mondo non possa che desiderare di trasferirsi in America.
E se uno lamenta di aver subito delle ingiustizie, è di certo lui il colpevole.
Beati loro! Se qualcuno critica l'Italia, figuriamoci se mi offendo!
E' vero che l'Italia ha molti difetti, ma anche in America ce ne sono. Gli americani dovrebbero essere un po' più elastici. Oltretutto la percentuale degli americani che ha visitato paesi stranieri è molto bassa. Sembra che anche Bush prima di diventare presidente fosse stato solo in Messico. Ha poi dimostrato di non capire molto, in effetti, delle culture degli altri popoli.

Thursday, March 12, 2009

Aule multimediali nelle scuole italiane

In una delle scuole dove insegno io passo per una rompiscatole che sposta sempre le sue lezioni dalle aule assegnate ai laboratori multimediali, che peraltro, se non li si usa, restano inutilizzati.
Penso che tutte le aule ormai in tutte le scuole dovrebbero essere multimediali.
Non ci vuole troppo: basterebbe un computer nella cattedra, un proiettore e una lavagna luminosa o semplicemente lo schermo per far proiettare le immagini del computer.
Sono stata in Inghilterra lo scorso giugno per un corso per insegnanti. Ci hanno fatto assistere a delle lezioni in una scuola media, secondo loro, tra le più disastrate di Exeter.
Ogni aula in questa scuola media aveva un computer e tutte le lezioni a cui ho assistito erano lezioni in cui gli insegnanti usavano delle proiezioni di materiale da computer: immagini in Power Point o schermi interattivi.
Credo che ormai un insegnante con un libro in mano davanti a studenti con libri sui banchi, e una lavagna con gessetti o, nel più evoluto dei casi, una lavagna bianca con pennarelli, sia un po' pochino.
Mettere un computer in ogni aula e poterlo usare per le lezioni credo sia ormai piuttosto indispensabile.

Wednesday, March 11, 2009

Spiritoso, Berlusconi!

Bella battuta, quella di Berlusconi. Come? Non era una battuta?

Il nostro premier ha candidamente proposto, con il nobile intento di velocizzare le procedure parlamentari, di far votare non tutti i parlamentari, bensì solo i capigruppo.
Viva la democrazia!
Io proporrei allora, richiamandoci alle leggi degli antichi Romani, di votare non per testa, ma per clan familiare. Ce ne sono tante di famiglie nel parlamento italiano: clan, famiglie, affiliazioni varie ... la casta ne è piena.
Poi direi che sarebbe opportuno togliere il voto alle donne, che hanno meno esperienza in politica, ed è meglio che stiano ancora un po' a guardare e a prendere appunti. Voteranno in seguito.
Infine, per velocizzare molto di più le procedure legislative, perchè non vota solo Berlusconi? Più veloce di così ...

Sunday, March 8, 2009

Viaggio a Stoccolma

Ho fatto un blitz, più che un viaggio, di due soli giorni - una notte fuori - a Stoccolma. Sono riuscita a vedere molte cose. Oggigiorno ci sono offerte di voli low-cost davvero irresistibili. Per questo consiglio queste gite veloci ma molto intense e interessanti.

Arrivo a Stoccolma. Prima impressione: niente male. Per una come me, che negli ultimi anni è diventata un orso, vedere un paesaggio così poco affollato è stato molto piacevole.





Questo è l'aeroporto Skavsta, il più lontano dal centro di Stoccolma. Sembra proprio di essere atterrati in un luogo disabitato.

Centro commerciale di Stoccolma

Di notte ...


... e di giorno.

Renna ... in peluche.


Purtroppo ho visto solo renne di peluche. Però durante il viaggio dall'aeroporto al centro di Stoccolma ho visto due cerbiatti veri che trotterellavano sui campi solitari coperti di neve.

Temple Bar




Non avrò fatto abbastanza attenzione, ma credo di non aver mai visto in giro per il mondo un Temple Bar prima di questi viaggi. E invece pochi giorni fa, in una sola settimana, ho visto il Temple Bar autentico di Dublino e, subito dopo, un Temple Bar irlandese a Stoccolma.

Arredamenti d'interno.

Questa era la mia stanza d'albergo. Molto bella, secondo me, oltre che adatta alle mie tasche.
Volevo mostrare qualche dettaglio.
Pensavo che la tenda nascondesse una finestra. Invece no. Come si vede nella seconda foto, dietro c'è solo la parete. E' solo decorativa.
Il quadro è una tela arancione, con colore del tutto uniforme, senza disegni.
Come è noto, i mobili Ikea sono stati creati in Svezia.





Questa è una mini-biblioteca a disposizione dei clienti dell'hotel. Bella idea, no?
Gli svedesi leggono molto. Oltre il 90 % degli svedesi legge un quotidiano ogni giorno.

Colazione con il tagliaerba.


Per far colazione in Svezia serve il tagliaerba. Ma non sempre occorre portarselo da casa. In certi hotel ve ne mettono a disposizione uno.
A parte gli scherzi: buffa 'sta cosa. Praticamente nel self-service dell'hotel uno si prende i piatti con il formaggio, il caffè, le uova ... poi si taglia un po' di erba da questa zolla appositamente preparata, e si insaporisce i piatti di formaggi o affettati.
Non credo fosse prezzemolo: era meno saporito del prezzemolo.

Architetture svedesi



Colori

Gondolen ... svedesi


Se si ingrandisce l'immagine, si legge 'Gondolen', che è il nome del ristorante costruito su questa struttura portuale che si trova nella parte più antica e centrale del porto di Stoccolma.

La COOP anche a Stoccolma?


E questo che è? La COOP di Bologna ha delocalizzato?

Oh, qualcuno ha dimenticato una 'borsetta'.

Quartiere ebraico di Stoccolma


Come si vede dalla stella, questo è il quartiere ebraico.
Vicino vi era un centro dedicato a Mosè.



Stoccolma non è un lembo di terraferma che dà sul mare. E' un insieme di isolette collegate da ponti. L'acqua, quindi, si trova ovunque nella città.

Cimiteri nordici




Nel Nordeuropa, nei paesi di tradizione protestante, molto spesso i cimiteri sono nel sagrato delle chiese stesse. Difficilmente questo accade nei paesi cattolici.

Stile 'georgiano'


Sembra stile inglese georgiano. Temo che invece non lo sia, visto che siamo in Svezia. Più di così non so.

La moschea di Stoccolma


No, non è quella in primo piano. La moschea sta dietro, e si vede solo il minareto che ha in alto una mezzaluna.

Mamma 'li vichinghi!

Centro storico.

Canali d'acqua ghiacciata.


Stanno preparando il cambio della guardia al Palazzo Reale.

Svezia, paese delle pari opportunità.

Per gli svedesi e le svedesi è normale che tutte le donne lavorino e siano del tutto indipendenti. Temo che in Italia ancora troppe donne pensino innanzitutto a sposarsi o convivere, per cui il lavoro e l'autonomia economica passa in secondo piano.
In Svezia le donne pensano che sia giusto che donne e uomini vadano in pensione alla stessa età.
Ci saranno strutture migliori per famiglie e figli, ma per pari opportunità sono di certo molto più avanzati che in Italia.


Il gruppo di soldati in marcia per la cerimonia del cambio della guardia, è guidato da una donna.


Anche le cariatidi, qui, le fanno fare agli uomini. Da noi son sempre le donne che portano il peso di colonne e edifici.

Orologio


Quest'orologio fa venir in mente i film di Bergman.

Stoccolma, la Venezia del nord.




Gli svedesi però diranno:
Venezia, la Stoccolma del sud.

Monarchia assoluta


Non capendo una parola di svedese (beh, non proprio in realtà; con una buona conoscenza di inglese e tedesco, soprattutto, si capiscono varie parole svedesi) non ho potuto leggere l'iscrizione di questa scultura. Ma le date 1789-1898 fanno capire qualcosa.
Nel 1798 il re Gustavo III ristabilisce la monarchia assoluta, che era venuta meno negli anni precedenti a favore del potere del parlamento.
Nonostante questo è stato un sovrano molto amato e molto colto. Inaugurò il Regio Teatro Lirico di Stoccolma e fondò l'Accademia Letteraria Svedese che assegna ogni anno il Premio Nobel per la letteratura.
A proposito, tutti sanno cos'è il Premio Nobel. Forse non tutti sanno che Alfred Nobel (1833-1896) era un ricco industriale svedese, ingegnere e chimico, che nel 1862 brevettò la dinamite. Nel 1901 istituì un premio per le migliori invenzioni o scoperte, in qualsiasi paese, nel campo scientifico e letterario e per la promozione della pace nel mondo. Nel 1969 è stato aggiunto il Premio Nobel per l'economia.

Leoni

I leoni sono simbolo di potere e sono frequenti in molte culture, un po' come l'aquila negli stemmi di case reali o di governi e nazioni.
Mi sono divertita a riportare tre leoni appartenenti a tre culture diverse.


Il leone svedese

(da una mia foto)





Il leone veneziano

(tratto da www.wikipedia.com :
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Lion_col_saint-marc_082005.jpg
)







Il leone cinese

(tratto da www.wikipedia.com
http://en.wikipedia.org/wiki/File:Forbidden_City_Imperial_Guardian_Lions.JPG )


Il souk

Non sarà del Cairo o di Marrakech, ma è pur sempre un souk.

Paesaggi scandinavi