Wednesday, December 30, 2009

Marocco

Questo messaggio della Lonely Planet influenzerà i miei programmi per il 2010.

Dalla Guida Lonely Planet "Marocco", p. 43:
"Le Nazioni Unite hanno stimato che per ogni 8-10 viaggiatori stranieri che visitano un'area urbana del Marocco si creano un posto di lavoro in loco e sei o sette nuove opportunità d'impiego nelle zone rurali. Grazie al forte impulso ricevuto dal turismo e al progressivo sviluppo della classe media, il settore dei servizi è il comparto dell'economia marocchina che ha fatto registrare la crescita più rapida, rappresentando nel 2005 ben il 56% del PIL del paese."

Lo scorso anno ho dedicato i miei viaggi alla scoperta dell'Europa, e finora sono stata, seppur brevemente, in tutti i paesi dell' Unione Europea, eccetto Cipro.
Nel 2010 penso che mi piacerà coprire tutte le rotte low cost del Marocco, contribuendo al progetto di sviluppo sopra accennato.
Ieri son rientrata dal mio primo viaggio in Marocco: la bellissima città di Fez

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Wednesday, December 23, 2009

"Fuoriclasse" di Malcolm Gladwell

E' un libro interessante.
Il concetto fondamentale è che i fuoriclasse non lo sono, o non solo, per un QI superiore alla media. Anzi, a volte il QI non c'entra proprio.
Uno può diventare eccezionale grazie ad una serie di 'dettagli' che, se conosciuti, analizzati, capiti, potrebbero diventare una scelta personale o politica finalizzata a rendere tutti dei fuoriclasse.
Un esempio tra i tanti: la scuola e le vacanze. Le vacanze nuocciono o favoriscono l'apprendimento degli studenti? Sembra che varie ricerche dimostrino che c'è una differenza in questo tra classi agiate e classi culturalmente o economicamente modeste. Per i figli delle classi più agiate (i dati derivano da analisi di scuole americane), le vacanze offrono l'opportunità di riposarsi rielaborando quanto appreso, e arricchendolo di esperienze interessanti come viaggi o altri hobby personali. Sembra che i 'figli dei ricchi', dopo le vacanze scolastiche, dimostrino di essere molto in forma intellettualmente. I 'figli dei poveri', invece, giungono spesso da vacanze più deprimenti dell'esperienza scolastica stessa e a volte dimostrano di aver dimenticato tutto.
Gli studenti meno ricchi possono essere anche più intelligenti dei loro colleghi più abbienti, ma da solo il QI non serve a molto.
Quale sarebbe una politica intelligente? Offrire a chi non può fare esperienze più arricchenti, più scuola, anche d'estate. In questo modo vi sarebbero fuoriclasse anche nelle fasce economicamente più deboli.
Altro esempio: sembra una stupidaggine, ma chi è nato nella seconda parte dell'anno parte con uno svantaggio fin dall'infanzia, dice Gladwell. La differenza d'età tra un bambino nato all'inizio dell' anno e uno nato alla fine dello stesso anno, è notevole. Da adulti non la si nota, ma da piccoli i mesi costituiscono una forte differenza. Quindi, chi è nato più tardi si troverà sempre un po' più immaturo dei bambini della sua classe nati nella prima parte dell'anno. Questo può costituire un 'ritardo' costante e continuo. Sembra che, ad esempio, nelle squadre sportive, vi sia un nesso molto stretto tra i campioni e chi nasce nella prima parte dell'anno.
Quale sarebbe una politica un po' originale, forse, ma intelligente? Fare di una classe, due classi. Così i campioni raddoppiano. Sì, perché i campioni non lo sono solo per le loro qualità, ma anche per il confronto con gli altri. Chi in una classe si trova sempre un po' svantaggiato, potrebbe trovarsi tra i primi in un'altra classe.
Semplifico di molto l'idea di base di Gladwell. Nel libro vi sono esempi molto più interessanti e complessi come l'accennata relazione tra la cultura del riso e l'eccellenza in matematica. Consiglio la lettura del libro.

Sunday, December 20, 2009

Cinesi bravi in matematica

Si sente dire spesso che i cinesi sono molto bravi in matematica. Ma non avevo mai sentito dare una spiegazione convincente.
Quella di Malcolm Gladwell, nel libro 'Fuoriclasse', mi sembra interessante.

Come è noto, noi italiani facciamo pessime figure nei test di matematica (anche in molti altri test, a dire il vero, ma ora stiamo parlando di matematica). I cinesi, invece, brillano. Accademici americani vanno a caccia di cinesi da inserire nei dipartimenti scientifici delle migliori università. (Anche in questo noi italiani ci distinguiamo in senso contrario: in Italia i migliori nelle varie discipline li fanno scappare all'estero.)
Secondo Gladwell, due ragioni importanti spiegano il fenomeno delle menti scientifiche asiatiche: il rapporto lingua cinese - numeri, che rende i numeri più facili da capire a chi parla il cinese; la cultura del riso, che obbliga anche persone semplici come contadini o operai a diventare esperti nel calcolo e nell'analisi di complessi fenomeni naturali.

La prima situazione è molto affascinante: la lingua cinese aiuta ad avere dimestichezza con i numeri, diversamente dalle lingue europee.
Chi conosce i numeri in cinese calcola in modo più semplice e immediato grazie al modo in cui vengono espressi i numeri.
In inglese se dico 13 (thirteen) o 16 (sixteen) rovescio il rapporto tra decina e unità (prima dico l'unità e poi la decina); se invece dico 30 o 60 (thirty; sixty) formulo prima di tutto la decina. Se dico 45 o quasi tutti i numeri con decine e unità, prima dico la decina e poi l'unità.
Se dico 325, dico 3 con hundred e poi decina e unità; se dico 2415 dico 2 thousand, 4 hundred, fifteen.
I cinesi pensano e costruiscono i numeri in modo più semplice. 13 lo si pensa come 1 e 3, 30 come 3 e 0, 45 come 4 e 5, 125 come 1, 2 e 5, ecc.
Il modo di costruire i numeri cinesi è più immediato e corrisponde più direttamente a come sono disposti i numeri grafici.
Quindi se un inglese, o un italiano, deve sommare 45 + 18 , l'operazione di passaggio mentale dalla parola al numero vero e proprio è più complessa che per un cinese: forty-five non è esattamente come dire four + five , e lo è ancor meno 18, che non assomiglia neanche a 1 + 8.
Per i cinesi, invece, è molto semplice: la lingua visualizza già i numeri, per cui sommare in colonna 45 (formulato come 4 - 5 , e 68 pensato subito come 6 - 8), diventa facile, perchè la mente prepara già l'operazione che, invece, nelle lingue occidentali, viene complicata dalla lingua e dalle sue espressioni numeriche.
Uno vi dice: quanto fa 35 + 19. Pensatelo in italiano. Prima bisogna trasformare la parola in immagine numerica. Poi si fa il calcolo.
Un cinese, invece, pensa a 3 - 5 + 1 - 9. Praticamente la lingua prepara già una chiara operazione matematica.
Sembra che, per semplici operazioni di calcolo, i cinesi impieghino metà del tempo impiegato dagli occidentali. Bella differenza! D'altronde, la lingua cinese, come è noto, è una lingua di ideogrammi, cioè di piccoli disegni che esprimono dei contenuti. E anche le operazioni matematiche sono dei disegni, che necessitano di chiarezza grafica per potersi svolgere.

La seconda ragione che spiega quanto son bravi in matematica i cinesi, sta nella cultura del riso che ha caratterizzato la storia della Cina e di altri stati orientali.
La risaia in Cina era un piccolo appezzamento grande, a volte, come la stanza di una casa. Molto più piccola, dunque, dei grandi latifondi coltivati in Europa.
In Europa i contadini erano servi. In Cina non è esistita una vera e propria servitù della gleba. Perchè? Perchè per fare il contadino in Europa bastavano braccia possenti. Era un lavoro fisico, quasi da animali, a cui non si chiedeva nient'altro che lo sforzo del corpo. Non gli si chiedeva, anzi gli si negava, l'iniziativa personale o l'autonomia di decidere del proprio lavoro.
Il contadino che coltiva il riso non poteva lavorare in questo modo: gli appezzamenti erano piccoli e molto esigenti; occorreva seguirli con grande attenzione e professionalità. Il contadino doveva essere un esperto nel suo lavoro; doveva conoscere molte caratteristiche complesse della coltivazione del riso: tempi di crescita, prodotti necessari per la crescita; turni nella coltivazione; dettagli sottili e precisi che facevano di lui un esperto, oltre che un lavoratore impegnato giorno e notte.
In Cina i proprietari preferivano incoraggiare la produzione dando responsabilità ai contadini e premiandoli in base alla quantità prodotta.
Insomma, sembra che anche solo semplici contadini, in Cina, siano stati esperti di calcoli e quasi dei professionisti, per quanto poveri.
Anche gli altri paesi basati sulla cultura del riso sembrano avere cittadini molto più bravi nei calcoli e nella matematica.

Friday, December 11, 2009

IT nelle scuole

Per quanto riguarda l'uso di informatica e internet nelle scuole siamo molto lontani dagli standard dell'Inghilterra, almeno.
Quando sono andata in UK con il corso Comenius abbiamo visitato una scuola che il professore del corso definiva da quartiere disagiato di Exeter. In quella scuola media tutte le aule avevano un computer con proiettore; le varie lezioni a cui abbiamo assistito si svolgevano tutte con supporto informatico. Il professore spiegava partendo da documenti power point o immagini e testi proiettati dal computer.
In Italia questa famosa rivoluzione delle 3 I (informatica, inglese e impresa) sembra ancora piuttosto in alto mare.
Nelle scuole medie non vi sono professori di informatica, bensì solo insegnamento di nozioni molto di base da parte degli insegnanti di tutte le materie.
Sembra che usare un computer connesso ad un proiettore sia ancora una chimera in varie scuole, e non solo medie; mi riferisco a tutte le scuole in cui ho insegnato in questi anni.
Se voglio usare il computer in classe dovrò comprarmi il proiettore, altrimenti è terribilmente complicato. Poi dovrò comprarmi anche le casse, altrimenti potrei far vedere solo immagini.
L'uso di internet è raro, sporadico e complicato (se accendo un computer con connessione, bene, se ne accendo molti salta tutto).
Aggiungo che io sto al nord. Mi chiedo come sarà la situazione nel Sud del paese.
Non sto criticando le scuole singole. Sono provvedimenti che dipendono dall'alto.
Sembrava che l'intenzione del governo fosse, addirittura, di far avere ad ogni ragazzo di medie e superiori, un computerino da usare a scuola.
La realtà è invece una serie continua di disfunzioni e molte difficoltà nell'uso delle strutture informatiche fondamentali.
Si può aggiungere che il governo sembra ora intenzionato a trascurare la diffusione dell'ADSL, riservando i soldi necessari ad altri progetti.
I poveri ragazzi che abitano in paesini o hanno il computer a casa, e da quanto sento non sono poi tanti, o non possono usarli perché le scuole non li mettono a disposizione oltre l'orario delle lezioni, non vi sono internet caffè e certe biblioteche di paese hanno orari scomodi e non hanno computer d'uso pubblico.
Finora nelle scuole ho potuto far vedere dei dvd ma non sono riuscita a proiettare niente da un computer. Anche gli scorsi anni, alle superiori, era complicato, a parte il mirabile esempio della scuola IAV di Bologna, dove ho insegnato ogni lezione in ottimi laboratori.

Wednesday, December 9, 2009

Europa e Palestina

Speriamo nell'Europa.
Di recente sembra che l'EU voglia assumere un ruolo più incisivo per quanto riguarda la questione palestinese. Gli USA, in decenni di trattati più o meno fallimentari, non sono ancora riusciti a risolvere la questione. Difendono troppo Israele. Anche di recente le parole di condanna dell'amministrazione Obama per gli insediamenti israeliani fuorilegge sono state fin troppo miti e, soprattutto, vane.
Sembra che l'Europa voglia riconoscere, finalmente, il diritto dei Palestinesi al territorio di Gaza e Cisgiordania, con capitale Gerusalemme Est.
Speriamo.

Tuesday, December 8, 2009

Anno scolastico 2008/2009. Viaggi di una professoressa.

In questo album fotografico ho raccolto alcune delle foto scattate durante i viaggi che ho potuto fare lo scorso anno scolastico. Vogliono essere una lode al viaggio e un invito a viaggiare:

http://rbarazza.myphotoalbum.com

Monday, December 7, 2009

Come ci vedono i francesi

Fino a oggi ero a Francoforte. In albergo ho visto un servizio sulla cattura di un boss siciliano. C'era poi un commento di Berlusconi che sottolineava il suo impegno nella lotta alla mafia.
Mi ha colpito la scena dell'arresto. Non so se in Italia hanno mostrato le stesse immagini, ma in quel servizio di Europe News (versione francese) venivano filmati gli uomini della polizia, con tanto di passamontagna nero, quindi in versione molto professionale, che dall'alto di una finestra, saltando di gioia, cantavano la canzoncina: 'Chi non è ... (non ho capito la parola) mafioso è, è. Chi non è ... mafioso è, è'.
Buffo: la cattura di un boss è una vicenda serissima e con implicazioni drammatiche, e le nostre forze speciali di polizia sono state ritratte in questo modo.
Non so se è il modo con cui i francesi sottolineano il carattere un po' 'macchietta' degli italiani.

Wednesday, December 2, 2009

Sindacati

Un po' pasticcioni quelli della CGIL.
Ho intenzione di iscrivermi ad un sindacato: pensavo alla CGIL, e mi iscriverò presto, ma sono un po' imprecisi. Per firmare l'iscrizione, con conseguente ritenuta della percentuale sullo stipendio, non avevano moduli che specificassero precisamente la percentuale della trattenuta. Mi riservo di iscrivermi quando saranno più precisi.

Questa sera sento che il Ministro Brunetta non intende convocare la CGIL per la risoluzione di una vertenza. Quanto meno strano, visto che la CGIL è il sindacato italiano più rappresentativo. Certo, che a Brunetta la CGIL non sia molto simpatica, ci vuol poco a capirlo. Inventeranno una nuova legge ad personam (o ad partitum) per escludere il sindacato più rompiscatole.

Per quanto mi riguarda, questa strana scelta di Brunetta è un incentivo maggiore a iscrivermi presto proprio alla CGIL.

Il conformismo dei libertini

Non male la raccolta di classici proposta dall' Espresso.
Mi sono vista di recente "I fratelli Karamazov", "Anna Karenina" e "I Buddenbrook".

Riporto una battuta che mi è piaciuta, ma non ricordo esattamente in quale dei tre film l'ho sentita. Forse in "Anna Karenina", quando si parla di Bronsky, l'amante della protagonista.

Qualcuno definisce Bronsky (forse) un progressista.
Un altro personaggio risponde: "Ma che progressista! E' un libertino, e tutti i libertini sono conformisti."