Tuesday, May 8, 2007

italia o estero?

Io insegnerei alle superiori in Italia. Da vari anni sono sempre più spesso all'estero, come insegnante o studente-studiosa.
Molti insegnanti o studiosi in Italia sono incerti se restare in Italia o andare all'estero.
Io non esiterei a consigliarli di andare all'estero.
Ho lasciato il mio paese per l'ignoranza e l'inciviltà di certi italiani (un caso di stalking), ma anche perchè le condizioni di lavoro per chi ama il mondo della cultura sono decisamente poco felici.
Si sa benissimo che le università italiane assomigliano alle logge massoniche in cui solo uno stretto giro di affiliati può entrare. Logge massoniche nel significato italiano - cioè di associazioni chiuse e oscure, per soli addetti. Qui in America la massoneria è un'organizzazione come tante. Non ha niente di segreto o fuori regola.
Chi nasce con il pedigree ad hoc, a 40 anni è già ordinario. Gli altri, per quanto intelligenti e capaci, faranno i maestrini per tutta la vita.
In questi ultimi anni ho viaggiato in vari paesi e ho lavorato a volte bene a volte meno bene. Ma un valore aggiunto è la conoscenza stessa dei vari paesi in cui sono stata. E sono soddisfatta di quello che ho fatto.
Poi ci sono paesi in cui si lavora meglio e paesi in cui si lavora peggio.
Qui in USA ho lavorato molto bene. Per conto mio, in realtà, perchè non sono stata altrettanto fortunata con capi e dipartimento. Anche per questo ho rifiutato di restare in quest'università il prossimo anno. Nonostante questo ho lavorato bene, ho fatto molte cose, pubblicato molti articoli, ho studiato, mi sono informata ...
Ricordo gli ultimi anni in Italia come disastrosi.
Quindi consiglio a chi pensa di poter lavorare nel mondo della cultura di andarsene dall'Italia.
Non si facciano ben noti scrupoli del tipo: 'Bisogna dare il proprio contributo al Paese.' No, esperienza mia, questa ha senso se le perdite non sono eccessive. Se per 'dare il proprio contributo' si raggiunge il risultato 3, quando all'estero si può fare 10, non avrei dubbbi che è meglio, al limite, 'dare il proprio contributo' dall'estero.
La nota frase di J.F.Kennedy 'Non chiederti che cosa ti dà il tuo paese, ma chiediti che cosa fai tu per il tuo paese', è molto bella e idealista, ma non essendo nazionalista e ritenendo che sia meglio dare-il-massimo-di-sè-non-importa-dove, consiglierei agli studiosi italiani di andarsene dall'Italia.
La classe dirigente politica e accademica è lì apposta per gestire e migliorare le cose. Se non lo fa, è giusto che la gente cerchi altrove condizioni migliori.
Negli ultimi tempi ci sono dei migliramenti, e ci si augura che le condizioni in Italia continuino a migliorare. Personalmente vivevo troppo male e sono contenta di essermene andata. Se poi le condizioni di lavoro in Italia migliorano effettivamente, sono sicuro che le voci circoleranno presto e allora magari si può tornare nel Bel Paese.