Saturday, February 16, 2008

Kosovo

Tutti col fiato sospeso per quel che succederà domani nei Balcani: la proclamazione unilaterale d' indipendenza del Kosovo.

Dopo le guerre nei Balcani degli anni '90, si diceva spesso che appartenere ad un'Europa unita avrebbe scongiurato altri simili disastri. Anche per questo c'è da augurarsi che tutti i paesi balcanici entrino presto nella Comunità Europa.

Domani si guarderà col fiato sospeso a ciò che sta succedendo nei Balcani, ma io penso che, proprio per il ruolo cresciuto dell'Europa in questi anni, non si arriverà ai disastri degli anni '90.
Improbabile che Belgrado da sola (anche se appoggiata dalla Russia, aimè) pensi di affrontare con le armi una decisione che trova concordi il Kosovo, quasi tutti i paesi europei, e gli USA.
Se si arriva ad una definizione pacifica di questo nuovo assetto geografico, vuol anche dire che l'Europa è diventata più unita e più forte. Staremo a vedere ...

Sono stata nei Balcani per molti mesi nel 2005 e 2006. Ero lì anche quando Rugova è morto, dopo molti anni di malattia. Ero lì anche quando il Montenegro ha proclamato l'indipendenza.
Ciò che mi ha sorpreso è che di una possibile indipendenza del Montenegro non si era quasi mai parlato. Da un giorno all'altro ci si accorge che i montenegrini preferiscono l'indipendenza (e una maggiore vicinanza all'Europa) alla compagnia dei loro cugini serbi.
Da un giorno all'altro. E l'hanno ottenuta subito.

Invece dell'indipendenza del Kosovo si parla da molto. Ma i kosovari non sono ancora riusciti a creare uno stato indipendente.
Ho sempre pensato che se c'è un popolo nei Balcani che merita l'indipendenza, quello è proprio il popolo kosovaro. Per vari motivi: perchè quasi tutto il Kosovo è popolato da albanesi che con i serbi hanno poco in comune, per motivi culturali (lingua, etnia, religione) e per motivi storici (li hanno divisi guerre sanguinose e gli scontri etnici degli anni '90).
Nella guerra balcanica degli anni '90 gli albanesi del Kosovo hanno pagato un prezzo enorme, forse il prezzo più alto; e solo questo dovrebbe, secondo me, impedire che la Serbia possa esprimersi troppo. I serbi hanno danneggiato gli albanesi del Kosovo in maniera gravissima e per questo, credo, non hanno diritto di pretendere altro da una regione che, anche per quel che ha subito, ha il diritto all'autodeterminazione.

I miei amici albanesi di Tetovo mi hanno detto che non è vero che il Kosovo è così povero. Lo è, ma anche perchè la parte più ricca di esso (il nord, nella zona della città di Mitrovica, a maggioranza serba) ha delle grandi ricchezze (anche metalli preziosi, tra cui l'oro) il cui controllo è in mano serba.
Mi hanno detto anche che è ingenuo pensare che una ragione importante da parte dei serbi per impedire l'indipendenza del Kosovo sia quella di proteggere i monasteri cristiano-ortodossi dagli albanesi kosovari che sono musulmani e che distruggerebbero quel patrimonio culturale.
E infatti sembra che i monasteri ortodossi servano, oltre che per pregare e proteggere opere d'arte religiose, anche per nascondere criminali di guerra. Sembra infatti che addirittura Mladic sia un finto frate, nascosto in qualche convento, e protetto dai diritti riservati ai luoghi di culto.

Quando da Banja Luka ho preso il treno per Sarajevo, una ragazza seduta vicino a me mi ha aiutato a leggere il quotidiano che avevo comprato a Banja Luka: un articolo con foto diceva che Mladic, il criminale di guerra più ricercato nei Balcani, era stato visto al ristorante con sua moglie, nei pressi di Banja Luka. Come a dire: i serbi non sembrano troppo intenzionati a pagare tutti i loro crimini di guerra e a consegnare i criminali di guerra, come ben sa l'ex Procuratrice del Tribunale dell'Aja, la italo-svizzera Dal Ponte, che per anni ha tentato di costringere i serbi a consegnre Mladic e Karazdic, e che ora c'ha rinunciato, trasferendosi a dirigere l'ambasciata svizzera a Buenos Aires.

Poi c'è la questione della Grande Albania, che faceva sorridere i miei amici albanesi. Questo spauracchio della Grande Albania, cioè una presunta intenzione da parte degli albanesi di formare un grande territorio che potrebbe destabilizzare i Balcani, sembra più un strumentalizzazione politica per negare l'indipendenza ad uno stato che è sempre stato un po' la Cenerentola dei Balcani, anche sotto Tito. E, infatti, come si può pensare che due stati economicamente deboli come il Kosovo e l'Albania possano mettere a rischio la sicurezza politica, culturale e economica di un' Europa Unita? Questa idea della Grande Albania veniva strumentalmente accostata al tema del terrorismo internazionale: si voleva far pensare ad una sorta di 'invasione', anche culturale, di musulmani nell'Europa cristiana.

Credo che quello che vogliono gli albanesi sia l'indipendenza, un miglioramento delle condizioni di vita e un ruolo più rispettato in un contesto che li ha schiacciati, specie nella storia più recente: il Kosovo, per i soprusi nell'area balcanica, e l'Albania stessa, per l'incubo di anni di storia (dal dopoguerra agli anni '90) tra i più oscuri e drammatici di tutta l'Europa.