Friday, April 25, 2008

Una canzone di Mina

Tra le canzoni di Mina che mi piacciono di più c'è questa, che dice più o meno così:

Ragazza mia, ti spiego gli uomini
Ti servirà quando li adopererai
Son tanto fragili, fragili, tu
Maneggiali con cura
Fatti di briciole, briciole che
L'orgoglio tiene su

Ragazza mia, sei bella e giovane
Ma pagherai ogni cosa che otterrai
Devi esser forte, ma forte perché
Dipenderà da te
Tu sei l'amore, il calore che avrà
La vita che vivrai

Anche un uomo può sempre avere un'anima
Ma non credere che l'userà
Per capire te
Anche un uomo può essere dolcissimo
Specialmente se al mondo oramai
Gli resti solo tu

Ragazza mia, adessso sai com'è
Quell' uomo che mi porti via
E vuoi per te.

Monday, April 21, 2008

"Puerto Escondido" di Gabriele Salvatores

"Puerto Escondido" è un film del 1992. E' la storia di un vice-direttore di una banca di Milano (Abatantuono) che subisce un tentato omicidio e poi assiste ad un altro omicidio ad opera dello stesso assassino, che è il commissario di polizia incaricato del suo stesso caso.
Figura enigmatica, il commissario, che compare nelle varie scene all'improvviso, come l'ombra inquietante dello stesso protagonista.
Il tema del doppio è sicuramente importante in questo film. Abatantuono è un piccolo borghese tranquillo e ligio al dovere che all'improvviso si trova, suo malgrado, in un caso che sconvolge la sua vita ordinata, e la porta ad una svolta radicale. Per sfuggire al suo assassino e all'assassino dell'altro uomo, scappa a Puerto Escondido, in Messico. Il nome è tutto un programma, e anzi Mario (Abatantuono) sceglie questa località proprio per il suo nome: un porto nascosto dove, forse, può celare un evento da cui fugge.
E qui comincia l'avventura di questo italiano che perde prima i soldi, poi la carta di credito, poi subisce un furto ... insomma, una bella differenza dalla vita ordinata e prevedibile finora condotta. In Messico incontra due altri italiani ormai avvezzi a questa vita meno integrata e meno occidentale: vivono di espedienti, non esitano a spacciare, derubare, consumare allucinogeni, sfuggire alla giustizia, ma con la leggerezza di chi crede che in fondo la vita sia un'avventura stile 'il gatto e la volpe', un po' insicura ma non seria o tragica.
Fanno cose anche molto gravi, ma come se non lo fossero. E' vero che in Sudamerica chi ha conti con la giustizia a volte trova, o trovava?, facile rifugio. Si ha l'impressione che lì non occorra molto per vivere, specie se non si è troppo esigenti con la propria coscienza.
In fondo non uccidono o non danneggiano troppo gravemente nessuno, e anzi Anita (Valeria Golino) ricorre pure alle scuse di un improbabile esproprio anticapitalistico per giustificare, invece, un furto di puro comodo. E il buon Mario sembra, in fondo, buono davvero: a chi gli procura la droga da smerciare, dà persino la mancia, commosso dalle loro misere condizioni di vita.
Quando Mario arriva in Messico, si assiste ad una piacevole trasformazione della sua vita, che passa dalle ombre inquietanti di una Milano oscurata dal crimine, alle luminose spiagge messicane e ai colori sgargianti dei vestiti dei campesinos. Vien da pensare: basta cambiare un luogo di vita perchè cambi davvero tutto, perchè le paure possano rasserenarsi e svaniscano i brutti ricordi.
Ma non è così. I guai in cui si mette quest'allegra brigata di italiani sono sempre più intricati, e alla fine si arriva alla resa dei conti di nuovo: dopo una rapina, vengono arrestati e sembra proprio che questa volta debbano pagare un qualche conto con la giustizia. Guarda caso Mario finisce come era cominciato il film: impallinato da proiettili sparati dal commissario di Milano prima, e dai poliziotti messicani poi, che lo fanno finire su un letto di ospedale, ma si riprende in fretta tutte e due le volte. La seconda volta però dovrà anche pagare con la prigione, insieme ai suoi allegri compari.
Il film è pieno di belle immagini, e la colonna sonora finale è accompagnata da una galleria di ritratti di campesinos che sono da soli un piccolo capolavoro.
Ma resta l'impressione di una confusione, di una mancanza di senso nella storia, che inquieta e che lascia in sospeso, come se tutta la storia fosse un trionfo del non senso. Un senso c'è, forse, ed è che alla fine in qualche modo si pagano le proprie responsabilità, ma per tutto il film è un succedersi di cose che accadono per caso, almeno sembra, e che portano a gravi situazioni ... sempre per caso. Lascia inquieto lo spettatore.
Interessante è il rapporto tra il commissario che fa scappare Mario da Milano, e Mario stesso.
Come dicevo, sembra una delle tante storie del doppio, il Doppelgaenger, che partendo dalla letteratura romantica, da E.T.A. Hoffmann in poi, passando per Dostoijevski, Hesse, Conrad, arriva fino ai nostri giorni.
Anche nella costruzione delle immagini, il commissario è una figura inquietante che compare all'improvviso accanto a Mario, e sembra proprio il doppio di Mario.
In che senso? Nel senso che spinge Mario, ordinato e integrato piccolo borghese occidentale, a uscire dai binari delle regole sociali. All'inizio Mario sembra una vittima di questa situazione, ma poi, con il proseguio della storia, si ha l'impressione che quel commissario sia una parte della personalità di Mario stesso, che Mario non rifiuta e che pian piano emerge, accettata, portandolo a delle scelte diametralmente opposte alla sua vita di impiegato di banca. Perchè Mario non denuncia il commissario, ben sapendo che lui gli ha sparato e che lui ha ucciso il collega? Lo potrebbe fare. Ma non lo fa. E preferisce uscire dalla pista rassicurante e chiara della sua vita precedente, per seguire quella della vita un po' casuale, avventurosa, insicura ma in fondo un po' 'spensierata', che poi sceglie lui stesso di fare in Messico.
Alcune frasi nel film dicono di questa filosofia di vita che piaceva tanto dal '68 in poi: la vita è come un ponte; passalo, ma non costruirci sopra niente di pesante. Alcuni personaggi nel film dicono: non siamo noi che scegliamo gli eventi, sono gli eventi che ci scelgono; non possiamo decidere niente: è il caso che decide per noi. Insomma quelle filosofie da pensiero debole che tanto piacevano qualche anno fa.
Secondo me questo modo di ragionare è passato ormai di moda. Tira un'aria diversa negli ultimi tempi. Ma fino a pochi anni fa, secondo me, ancora si ragionava in questi termini. Quando ero all'università (mi sono laureata nel 1995) questi discorsi erano frequenti. Il film è stato fatto nel 1992 e aveva avuto molto successo, ma ho l'impressione che la recezione adesso sarebbe molto diversa. Personalmente, quasi quasi, preferisco le storie a lieto fine americane. Questa di 'Puerto Escondido' è una storia 'debole', nel senso che non sembra importante che tutto abbia un significato, non ha importanza che alla fine ci sia qualcosa di giusto. E naturalmente fino a pochi anni fa, che una storia fosse in qualche modo teleologica sembrava una caratteristica naif o una cosa d'altri tempi. A me non spiace, invece, che tutto abbia senso e un fine positivo.
Insomma, il film ha delle immagini molto belle, delle scene etniche suggestive e pseudo-impegnate, ma forse ormai siamo in un periodo in cui si chiede anche che tutto sia di nuovo più razionale, più sensato, più giusto. O, almeno, questa è la mia reazione.

Tesoro italiano

... tesoro nel senso di Ministero del Tesoro e uffici collaterali.
Il sito del Ministero del Tesoro a me sembra piuttosto oscuro. Naturalmente un tesoro va ben protetto, ma a chi dipende dal Tesoro per il suo salario, un po' più di glasnost non sarebbe neanche male.
Racconto questa mia vicenda.
Per una scuola tra le varie in cui insegno sono pagata dal Tesoro perchè la supplenza è fino alla fine dell'anno.
Ora, da febbraio a me non è arrivato uno stipendio: quello appunto di febbraio. Mi sono arrivati quelli di marzo e aprile, ma manca quello di febbraio.
In quanto salariata dal Tesoro Provinciale ho una password con cui posso entrare nella mia area riservata e controllare la rendicontazione e il pagamento di quanto mi è dovuto.
Non so se per caso o per necessità, i miei dati sono fermi a dicembre: vi sono i dettagli precisi dei pagamenti da settembre a dicembre ... e poi basta.
Quindi per quella via non si riesce a verificare la perdita.
Allora uno che fa? Chiama il Tesoro Provinciale. Anzi chiamerebbe il Tesoro Provinciale, se si degnassero di rispondere. E invece non rispondono proprio mai. Nei cedolini che ci arrivano come ricevuta dello stipendio vi è un numero ... senza prefisso ... strano. Di certo si riferirà a Bologna ma perchè non mettere il prefisso che si mette in tutti i numeri? Comunque, bene o male, un numero c'è. Purtroppo però non risponde proprio mai.
Io ho chiamato anche il sindacato che mi ha dato un interno ... se 'per caso' non rispondono ... ma purtroppo sembra che neanche nell'interno ci sia anima viva.
A dire il vero ho chiamato anche il Tesoro di Roma e mi hanno detto, come si poteva immaginare, di rivolgermi al Tesoro Provinciale. Mi hanno anche suggerito il numero, che è più o meno quello del cedolino. Nel senso che sono le stesse prime 4 cifre. Poi nel cedolino si aggiungono altre cifre, probabilmente di un interno. Quindi sono in possesso di ben tre numeri del Tesoro Provinciale di Bologna ... ma non sono ancora riuscita a parlare con nessuno.
Poi nel sito www.tesoro.it sembra che non usino molto i contatti via email. O non li ho trovati io, o i contatti suggeriti per chiedere di parlare con qualcuno sono davvero una rarità. Ancora una volta ho scritto un'email a Roma perchè non ho trovato email più vicine. Mi hanno risposto cinque minuti fa: per questioni locali deve rivolgersi al Tesoro della sua provincia.
Insomma io qui da febbraio non ho ancora risolto il problema.
Sembrano quelle cose un po' oscure all'italiana ... e non mi si dica che critico sempre il mio paese ... ma se volete dimostrarmi il contrario ...

Tuesday, April 15, 2008

stragi americane

Un problema sociale tutto americano sono quelle stragi che ogni tanto uccidono anche decine di persone ad opera di qualche folle che di solito predilige le università o le scuole come scenario del massacro.
Nella nostra società non esistono simili fenomeni. E non mi pare che succedano regolarmente in altre società tranne quella americana.
Qualche mese fa ha fatto una cosa simile un giovane in Finlandia, sconvolgendo un paese abituato alla tranquillità.
Da noi omicidi ce ne sono anche tanti, rispetto alle medie europee, ma questo fenomeno, praticamente non esiste.
Perchè in America? Secondo me è perchè gli americani sono un popolo molto controllato dalle autorità e hanno paura del potere. In America non ci si può permettere 'raptus moderati' perchè si finisce subito supercontrollati da autorità e polizia.
Se uno anche solo si permette di protestare vistosamente in un luogo pubblico, magari in un supermercato per presunti imbrogli dei commercianti, è invitato a desistere subito sotto minaccia della polizia. Se alzi la voce, magari solo perchè ti senti imbrogliato da un commerciante, chiamano prima la security (cioè specie di buttafuori posti in luoghi pubblici) e poi la polizia.
Secondo me gli americani sono in fondo un bel po' repressi e se mostri minimi segui di stranezze rischi di essere supervigilato.
Per questo credo che alcune persone a rischio accumulano sempre più frustrazioni che non possono minimamente esprimere se non quando arrivano all'insopportabile con esternazioni estreme come stragi e suicidio.
A questo si aggiunge il senso di competitività della società americana che non ammette fallimenti o debolezze.
Una tensione che nei più deboli può portare a eccessi così drammatici.

nuovo governo

Secondo me il significato principale della nuova situazione politica in Italia è che, come dice Zapatero, davvero anche la Spagna ci ha sorpassato.
La sinistra negli ultimi anni è entrata sempre più nella scena politica italiana ma a singhiozzo, e ogni qualche anno c'è quello che io definirei una regressione verso i governi evidentemente meno moderni, progressisti, dinamici della destra italiana.
La Spagna si è avviata con decisione verso una situazione politica moderna con un forte slancio sociale. L'Italia arranca e ogni tanto torna pesantemente indietro.

Monday, April 14, 2008

Elezioni politiche?

Oggi, lunedì 14 aprile 2008, sarebbe in corso lo spoglio delle schede elettorali per la definizione del nuovo governo italiano.
I seggi si sono chiusi alle 15 e ora, sono le 18.30, molti risultati sono già apparsi e probabilmente si sa già chi ha vinto.
Probabilmente? Sì, perchè finora non ho ancora avuto la curiosità di accendere la TV o cercare i risultati in internet.
Strano, no? Decisamente non sono una che non segue gli eventi politici, ma il problema è ... che mi trovo in Italia.
Per me è una sofferenza stare in Italia, e per questo sento la necessità di distanziarmene.
Non sono andata a votare. Un mio alunno mi ha chiesto se andavo a votare e cosa avrei votato; ho risposto che 'preferivo non parlarne perchè non sarebbe stato molto educativo'.
E' così: direi a tutti che è opportuno e responsabile andare a votare ... ma qui in Italia l'insofferenza, per problemi che mi creano altri italiani e per i quali la società mi sembra coresponsabile o indifferente, è eccessiva, e quindi si preferisce in qualche modo ... fregarsene di questo paese.
Due anni fa, nel mio appartamentino a Skopje, ho seguito le elezioni politiche della primavera del 2006 con molta partecipazione, e il giorno dello spoglio delle schede, sono stata alzata fino a notte fonda per vedere i risultati.
Lo scorso anno ero in USA. Non ci sono state elezioni ma seguivo con molto interesse le vicende politiche italiane, e non solo perchè lì insegnavo italiano. Addirittura avevo intessuto un simpatico scambio di contatti via email con personaggi della scena politica o culturale italiana come l'ex-sindaco di Palermo Leoluca Orlando, Lilli Gruber, Piergiorgio Odifreddi, Pecoraro Scanio, Massimo Cacciari, Gianfranco Bettin, Ilvo Diamanti, ed ero diventata poi una assidua 'consigliera' del sito dei DS, a cui suggerivo opinioni e idee su vicende e realtà sociali e politiche.
Ora, aimè, sono di nuovo in patria e l'entusiasmo è 'un po' ' calato, diciamo.
Come dire: Bel Paese, l'Italia, basta che resti a qualche migliaio di km di distanza ....
Beh, non proprio così ... ma quasi. Meccanismo psicologico, peraltro, abbastanza ovvio: finchè i legami sono troppo stretti ... si preferirebbe slegarsi un po'. Poi, quando le distanze fanno respirare meglio, torna la simpatia e l'interessamento.
Fatto sta che io in Italia ci sto un po' strettina, mentro all'estero divento molto più costruttiva e ben disposta nei confronti del mio paese. E non per capriccio o banale insofferenza, ma perchè in questo paese a me sembra di aver subito delle perdite davvero gravi.

Friday, April 4, 2008

Microcredito in Italia

Qualche tempo fa scrivevo nel mio blog che anche in Italia sarebbe auspicabile l'introduzione del microcredito, quel sistema di prestiti, creato dal Premio Nobel per la Pace Yunus, che non pretende garanzie economiche, ma si basa sulla fiducia nel progetto imprenditoriale delle persone. Coloro che ricevono il prestito devono restituirlo e anche con buoni interessi, ma non avendo grandi proprietà non potrebbero ricevere finanziamenti dalla banche, mentre la Grahmen Bank di Yunus accetta di rischiare per agevolare chi vuole avviare attività produttive.
Di solito il microcredito viene usato nei paesi poveri, dove le persone, non avendo niente, non possono neanche iniziare una qualsiasi attività. A volte solo con pochi dollari il microcredito ha sollevato dalla povertà molte persone.
Ora esiste il microcredito anche in Italia. In Italia con pochi dollari di prestito non si farebbe molto, e qui il massimo finanziamento che una persona può ricevere è di 20.000 € per un'attività individuale e 35.000 € per attività societarie.
Al Tg hanno presentato donne in Italia che hanno ricevuto questi finanziamenti: ex-badanti di origine straniera che ora hanno aperto negozi di sartoria e sono diventate delle piccole imprenditrici autonome; altre donne che hanno avviato un'attività artigianale di produzione e decorazione di oggetti decorativi ... E sembrano molto soddisfatte della riuscita di questi progetti.
Insomma, inutile nasconderlo, siamo un paese un po' malconcio. Se il paragone è limitato al mondo occidentale, parecchio malconcio. Se invece esteso a tutti i paesi, restiamo tra i più fortunati del mondo. Ma anche qui la Banca dei Poveri, come viene chiamato il microcredito di Yunus, è di grande utilità e può salvare dalla povertà molte persone.