In questi giorni si parla spesso di dislessia in Italia.
E' una malattia poco nota, e giudicata spesso in modo ingiusto.
Si pensa che sia un deficit mentale e che il dislessico sia meno intelligente delle altre persone.
La dislessia non vuol dire meno intelligenza. Il dislessico non sa scrivere bene perché ha difficoltà a mettere in ordine le lettere.
Ovviamente se gli insegnanti o i genitori non diagnosticano il problema, il bambino viene considerato un incapace che non impara.
In Macedonia, nell'università americana dove ho insegnato, la South Eastern Europe University di Tetovo, ho avuto un alunno albanese dislessico.
Insegnavo italiano. Lo studente in questione era intelligentissimo, interessatissimo ai problemi sociali e politici del suo paese, specie la questione albanese, parlava italiano benissimo, quasi da madrelingua, ma la scrittura era molto diversa dal suo ottimo italiano parlato.
Mi ha fatto conoscere la dislessia per la prima volta.
E' un ragazzo di successo: si è laureato in legge, ha fatto un master e dopo l'università ha lavorato per il Parlamento di Skopje.
Sempre di più si diffondono programmi al computer capaci di aiutare il dislessico a riodinare la scrittura.
Saturday, January 31, 2009
Finalmente la legge anti-stalking!
Finalmente!
Ora mi servirebbe il cognome dello stalker che mi rovina la vita dal 2001. Poi potrei finalmente andare dalla Polizia.
Si chiama Stefano, è veneziano, sulla trentina.
Si apprezzano suggerimenti.
Si può scrivere a
barazza.roberta@gmail.com
Spero anche che molti leggano questo annuncio e facciano capire all'interessato che gli conviene allontanarsi definitivamente. Come si può vedere, le conseguenze possono essere molto gravi.
Da La Repubblica di venerdì 30 gennaio 2009.
Ora mi servirebbe il cognome dello stalker che mi rovina la vita dal 2001. Poi potrei finalmente andare dalla Polizia.
Si chiama Stefano, è veneziano, sulla trentina.
Si apprezzano suggerimenti.
Si può scrivere a
barazza.roberta@gmail.com
Spero anche che molti leggano questo annuncio e facciano capire all'interessato che gli conviene allontanarsi definitivamente. Come si può vedere, le conseguenze possono essere molto gravi.
Da La Repubblica di venerdì 30 gennaio 2009.
Thursday, January 29, 2009
Dicembre 2008. Viaggio a Bucarest.
Vorrei citare delle frasi relative al mio recente viaggio a Bucarest: frasi prevedibili, ma sorprendenti allo stesso tempo.
Mia zia, quando ha visto le mie foto, ha commentato: 'Ma tu hai fotografato solo le cose belle di Bucarest!'.
Mia zia viaggia poco e ha qualche pregiudizio negativo contro certi paesi un po' più sfortunati del nostro. Non mi sorprende troppo, dopo aver vissuto tanti anni nel Nord-Est leghista.
Una ragazza rumena che lavora a Milano, conosciuta durante il volo per Bucarest, mi diceva che il suo ragazzo italiano non ci teneva affatto a visitare la Romania. Visto il mio interesse per Bucarest e la mia curiosità, si proponeva di raccontargli del nostro incontro.
Una mia alunna rumena si sentiva un po' a disagio quando ho proposto di mostrare in classe le foto del mio viaggio. Le ha viste anche lei, e ha commentato: 'E lei ha visto tutte queste cose da noi?'. Come a dire: non mi ero accorta che ci fossero così tante cose belle in Romania.
Naturalmente, in ogni persona, i ricordi degli edifici e dei paesaggi di un luogo si sovrappongono a quelli delle proprie esperienze di vita vissuta, più o meno felici.
Ho bei ricordi del mio breve viaggio in Romania, e sono contenta di aver mostrato molte cose belle di questo paese.
Bell'edificio - bruttissima foto.
Museo George Enescu
Chiese poche, ma religiosità molta?
Queste sono scene prese in un momento qualsiasi di un giorno qualsiasi, cioè non una giornata di particolare celebrazioni religiose. Ero sorpresa che così tante persone andassero a pregare e a mettere una candela. Ho chiesto ad un custode perchè vi fossero così tante persone, se vi fossero celebrazioni particolari, o se invece questo accadesse ogni giorno. Mi ha risposto che quel luogo di culto, nel centro di Bucarest, era sempre così affollato.
Bucarest. Chesa di Stravropoleos.
Bucarest. Una chiesa del centro storico.
E' piuttosto facile notare che ci sono pochi luoghi di culto a Bucarest. Noi in Italia abbiamo chiese dappertutto, tanto che, giustamente, il ministro Maroni ha i suoi bravi problemi a impedire cortei davanti ai luoghi di culto: rischia di impedirli praticamente ovunque!
L'occhio del turista italiano, abituato ai centri storici con, inanzitutto, municipio e chiesa, vaga istintivamente in cerca di chiese ma, a Bucarest, ne trova davvero poche.
Bucarest. Palazzo armeno.
Bucarest. Arco di Trionfo.
Non si può dire che sia molto originale. Guarda caso si trova in Piazza Charles De Gaulle.
Molti edifici rumeni sono stati influenzati dallo stile francese. D'altronde moltissime città nel mondo hanno imitato l'architettura francese.
Dopo la realizzazione dell'arco, nel 1935, il compositore rumeno Enescu scrive al sindaco di Bucarest chiedendo quando ne avrebbero costruito uno di 'vero'.
Ex-Palazzo della Securitate
Il palazzo rosato era la sede della temutissima Securitate, l'odiata polizia segreta rumena al servizio del dittatore Ceausescu.
Durante la rivoluzione del 1989 è stato semidistrutto. In seguito vi è stata costruita sopra quella struttura a rettangoli, con l'intenzione però di mantenere quel che restava del palazzo originario.
Tuesday, January 27, 2009
Bucarest. Il Palazzo del Parlamento
E' il Palazzo del Parlamento, ma è più noto come la dimora dell'ultimo dittatore rumeno, Ceausescu, condannato a morte e giustiziato nel 1989.
Il Palazzo viene costruito nel 1984. Ha 3200 stanze. E' il secondo palazzo più grande del mondo, dopo il Pentagono. Ma si trova in un paese che non è di certo la seconda potenza economica del mondo.
Arrivata all'aeroporto Otopeni di Bucarest, ho raggiunto il centro cittadino percorrendo varie strade, in mezzo alla gente, nel freddo dell'inverno 2008.
Ci si accorge subito di come Bucarest non nuoti nell'oro. Vedi molti poveri, molte persone che nelle strade chiedono qualche soldo o stanno in un angolo, rassegnate alla loro povertà e all'indifferenza della gente.
Ovviamente molte persone sembrano avere un reddito sufficiente o buono, ma passeggiando per la città avevo l'impressione ancora di parecchia povertà.
Per questo quando mi son trovata davanti questo palazzo, la reazione è stata di rabbia. Suppongo la rabbia che hanno provato per anni i cittadini rumeni consapevoli di avere come capo di stato un dittatore straricco che viveva alle spalle dei poveri di tutto il paese.
Il palazzo è una sfacciata esibizione di lusso e grandiosità.
Ricorda Versailles, non per la bellezza, ma per la sfarzo, per i canali d'acqua che lo circondano e i viali grandiosamente alberati che lo costeggiano.
Non è troppo bello. E' piuttosto molto regolare, grandioso e sfacciatamente sfarzoso.
Una vera provocazione quotidiana per i cittadini che gli passavano accanto ogni giorno e dovevano tirare i denti per arrivare a fine mese.
Infatti, costruito nel 1984, ha potuto ospitare il suo proprietario solo fino al 1989.
Il Palazzo del Parlamento
Il Palazzo del Parlamento
Monday, January 26, 2009
Bucarest, 22 Dicembre 1989
Statua ricostruita.
Questa statua si trova nella piazza del Senato. Si trovava lì anche prima della rivolta del dicembre 1989, ma durante la rivolta fu distrutta e in seguito ricostruita.
In un primo momento pensavo che fosse volutamente composta di pezzi, come a rappresentare una persona distrutta, con ovvi riferimenti agli eventi politici.
Invece è stata davvvero distrutta, ma il significato metaforico ben si adatta ad interpretare gli eventi di quegli anni.
Il Senato di Bucarest
Banca Transilvania
Bucarest. Pattinaggio su ghiaccio.
La Lupa Capitolina di ... Bucarest
Bucarest. Antichi villaggi.
Gli antichi abitanti della Romania erano i Daci. Erano popoli temuti anche dall'esercito romano che più volte cercò di conquistarli. Ci riuscì l'imperatore Traiano. La colonna traiana a Roma racconta le vicende della conquista dei Daci da parte di Roma intorno al I sec. d.C. In realtà è solo un calco. I bassorilievi autentici sono a Bucarest.
Dopo la vittoria romana sui Daci, romani e daci vissero a lungo insieme. Per questo i rumeni ancor oggi si sentono un po' italiani.
L'arte di non pagare le multe a Napoli
Riporto dal libro di
Andrea Vianello, Assurdo Italia, Baldini Castoldi, 2008
il seguente passo, piuttosto sconcertante.
Lo tradurrò per il mio blog in inglese, perchè vale la pena di far conoscere anche questi aspetti del nostro paese. O forse perchè spero che essere in Europa significhi la possibilità di superare certe caratteristiche, aimè, molto italiane.
(pp. 77-79)
Sostiene Furelli infatti che per non pagare una multa a Napoli esistevano (oppure esistono?) molti metodi.
C'era il metodo del morto: un tizio tira le cuoia, il camorrista della zona mette le mani sul suo certificato di residenza e si intestano al deceduto un certo numero di automobili. Così, quando queste compiono un'infrazione, la multa arriva al morto, e si sa che i morti non possono pagare ...
C'era il metodo del portalettere 'buono': arrivato a casa del contravventore, i due controllavano insieme la cifra richiesta e, se era troppo alta, si richiudeva il tutto e si rimandava al mittente con la dicitura 'destinatario sconosciuto', così passavano i tempi previsti per legge e si sperava nella prescrizione. Sostiene Furelli che, all'epoca, il 27% delle multe tornavano indietro, a torto o a ragione.
Poi c'era il metodo del bollettino bianco: con la complitcità di qualche amico nell'ufficio giusto, si trascriveva il verbale su un modulo vergine e si toglieva uno zero. Centomila lire diventavano diecimila, il verbale risultava pagato ma il comune perdeva novantamila lire ..
Poi ancora il metodo dell'avvocaticchio: un legale o un presunto tale andava a chiedere di controllare un verbale, entrava in un archivio più simile a un magazzino impolverato che a un ufficio pubblico efficiente, e in un attimo di distrazione degli addetti, zac! rimetteva il verbale nel posto sbagliato, in pratica facendolo perdere per sempre.
Oppure quello più sistematico, il metodo allagamento: chissà come mai, sostiene Furelli, il centro deposito delle multe di Napoli venne un giorno spostato in una vecchia scuola diroccata, dove periodiche perdite di acqua finirono per danneggiare migliaia e migliaia di multe originali. E quando le rimanenti vennero trasferite in un locale dismesso della prefettura, i lavori di disinfestazione furono compiuti inavvertitamente con l'uso di liquidi corrosivi che distrussero altrettanti verbali, poi consegnati alla Croce Rossa come materiale fuori uso ...
E attenzione, la scomparsa del verbale originario è decisiva in caso di ricorso: il giudice di pace può pronunciarsi a favore del Comune solo se viene esibita la prima contravvenzione. Se questa non c'è, multa annullata, e soldi perduti!
Durante la sua gestione, inoltre, Furelli visse indirettamente nel 1994 anche il primo fenomeno di 'multa pazza' italiana. che fu dovuto proprio all'informatica, anche se non quella gestita da lui: il sistema computerizzato della concessionaria esattoriale era troppo antiquato e aveva un 'baco'. Dopo il numero 99.000 ripartiva da zero: così quando vennero iscritti a ruolo centinaia di migliaia di verbali non pagati, abbinando in ordine progressivo il numero di verbale al rispettivo contribuente, arrivati a centomila si ricominciò inavvertitamente da capo, e i primi della lista si ritrovarono appioppati verbali non loro, e giù per li rami. Grande scandalo, grandi proteste, e tantissime altre multe annullate.
Insomma, incassare una multa a Napoli era per il Comune proprio come vincere un terno al lotto.
Andrea Vianello, Assurdo Italia, Baldini Castoldi, 2008
il seguente passo, piuttosto sconcertante.
Lo tradurrò per il mio blog in inglese, perchè vale la pena di far conoscere anche questi aspetti del nostro paese. O forse perchè spero che essere in Europa significhi la possibilità di superare certe caratteristiche, aimè, molto italiane.
(pp. 77-79)
Sostiene Furelli infatti che per non pagare una multa a Napoli esistevano (oppure esistono?) molti metodi.
C'era il metodo del morto: un tizio tira le cuoia, il camorrista della zona mette le mani sul suo certificato di residenza e si intestano al deceduto un certo numero di automobili. Così, quando queste compiono un'infrazione, la multa arriva al morto, e si sa che i morti non possono pagare ...
C'era il metodo del portalettere 'buono': arrivato a casa del contravventore, i due controllavano insieme la cifra richiesta e, se era troppo alta, si richiudeva il tutto e si rimandava al mittente con la dicitura 'destinatario sconosciuto', così passavano i tempi previsti per legge e si sperava nella prescrizione. Sostiene Furelli che, all'epoca, il 27% delle multe tornavano indietro, a torto o a ragione.
Poi c'era il metodo del bollettino bianco: con la complitcità di qualche amico nell'ufficio giusto, si trascriveva il verbale su un modulo vergine e si toglieva uno zero. Centomila lire diventavano diecimila, il verbale risultava pagato ma il comune perdeva novantamila lire ..
Poi ancora il metodo dell'avvocaticchio: un legale o un presunto tale andava a chiedere di controllare un verbale, entrava in un archivio più simile a un magazzino impolverato che a un ufficio pubblico efficiente, e in un attimo di distrazione degli addetti, zac! rimetteva il verbale nel posto sbagliato, in pratica facendolo perdere per sempre.
Oppure quello più sistematico, il metodo allagamento: chissà come mai, sostiene Furelli, il centro deposito delle multe di Napoli venne un giorno spostato in una vecchia scuola diroccata, dove periodiche perdite di acqua finirono per danneggiare migliaia e migliaia di multe originali. E quando le rimanenti vennero trasferite in un locale dismesso della prefettura, i lavori di disinfestazione furono compiuti inavvertitamente con l'uso di liquidi corrosivi che distrussero altrettanti verbali, poi consegnati alla Croce Rossa come materiale fuori uso ...
E attenzione, la scomparsa del verbale originario è decisiva in caso di ricorso: il giudice di pace può pronunciarsi a favore del Comune solo se viene esibita la prima contravvenzione. Se questa non c'è, multa annullata, e soldi perduti!
Durante la sua gestione, inoltre, Furelli visse indirettamente nel 1994 anche il primo fenomeno di 'multa pazza' italiana. che fu dovuto proprio all'informatica, anche se non quella gestita da lui: il sistema computerizzato della concessionaria esattoriale era troppo antiquato e aveva un 'baco'. Dopo il numero 99.000 ripartiva da zero: così quando vennero iscritti a ruolo centinaia di migliaia di verbali non pagati, abbinando in ordine progressivo il numero di verbale al rispettivo contribuente, arrivati a centomila si ricominciò inavvertitamente da capo, e i primi della lista si ritrovarono appioppati verbali non loro, e giù per li rami. Grande scandalo, grandi proteste, e tantissime altre multe annullate.
Insomma, incassare una multa a Napoli era per il Comune proprio come vincere un terno al lotto.
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