Wednesday, May 13, 2009

L'emigrazione clandestina e l'ipocrisia della diplomazia.

Come dicevo nel precedente post, le parole di Berlusconi sono inaccettabili. Quasi tutti gli emigranti cladestini cercano di arrivare in un paese normale perchè vengono da situazioni molto drammatiche. E per raggiungere un paese occidentale subiscono di tutto e buttano via tutto quello che hanno.

Però resta il fatto che l'Italia è il paese in cui più facilmente si entra clandestinamente.
Dall'Africa pochissimi cercano di sbarcare in Grecia o in Spagna perchè i controlli sono molto più severi e le guardie di frontiera, o ti ricacciano via, o sparano senza tanti problemi.
In Italia è più facile essere accolti, e in fondo è vero che l'Italia in questo modo si sobbarca il peso dell'accoglienza molto più di altri paesi europei. Ci sono anche più stranieri in Francia o Germania, ma in Italia sembra più facile entrare clandestinamente.

Allora che fare?
Secondo me fuori regola non sono tanto i cladestini, quanto le leggi della diplomazia internazionale.
La maggior parte dei clandestini viene poi effettivamente accettata come persone che hanno diritto all'asilo politico o al permesso per scopi umanitari. Per ottenerlo però fanno dei viaggi tremendi, con gravissimi rischi per la propria vita, e buttano via tutto quello che possiedono.
Se queste persone ricevono il permesso, perchè non mettere nei loro stessi paesi delle sedi diplomatiche in cui possono chiedere l'asilo senza correre troppi rischi? Ci sono già, ovviamente le sedi diplomatiche, ma perchè, ad esempio, il governo italiano non riconosce lì il loro diritto di andarsene? Se uno straniero raggiunge un paese e viene accettato come avente diritto di asilo politico o umanitario, vuol dire che ce l'ha questo diritto. Ma allora perchè non lo può ottenere nel suo paese e poi partire? Ovviamente non è facile, nel paese di un dittatore, dichiarare che in quel paese la gente subisce troppe ingiustizie.
Secondo me l'illegalità dell'emigrazione clandestina dimostra non tanto la clandestinità degli emigranti - infatti i loro diritti sono poi davvero riconosciuti - quanto la scorrettezza, la debolezza e l'ipocrisia del lavoro diplomatico.
Non si capisce perchè, se all'arrivo in Italia ricevono il visto come rifugiati politici, non possano ricevere lo stesso visto nella loro terra rivolgendosi alle varie ambasciate o anche ad una sede dell'ONU disposta a riconoscere i loro diritti.
In fondo è un po' vero che l'ONU si lava le mani. Perchè non potrebbe rilasciare permessi nei paesi stessi in cui si trovano queste persone?
L'ONU poi critica i vari paesi che eludono le leggi sull'emigrazione, ma non è forse anche loro responsabilità risolvere questi problemi?
Se una persona riceve in una sede diplomatica locale un permesso per entrare in un paese democratico, al limite può essere un rischio uscire dal paese in cui di sicuro non apprezzeranno questo lasciapassare. Ma se poi hanno già questo permesso, raggiungere il paese meta diventa molto più semplice e non occorre dipendere dai trafficanti di esseri umani.