Pero' bisogna ammettere che il dinamismo che c'è in USA è infinitamente maggiore di quello che c'è in Europa.
Tu mandi 10 email in USA il martedì: 2 risposte ti arrivano già il lunedì prima, 4 martedì in giornata, e 4, i più ritardatari, il giorno dopo.
Mandi 10 email in Europa il martedì: 2 risposte ti arrivano un mese dopo, 4 l'anno successivo, e 4 non ti arriveranno mai.
Monday, April 30, 2007
Sunday, April 29, 2007
diritto del lavoro
Codice di Diritto del Lavoro in USA.
Art. 3. Comma 2.
Il datore di lavoro ha poteri illimitati e arbitrari perchè lui ci vede meglio degli altri e a volte è persino profeta. Se dice che il lavoratore non lavorerà adeguatamente in futuro, egli ha il diritto, basato sulla sua autorevole comprensione degli eventi presenti passati e futuri, di licenziare il lavoratore. E sempre agirà senza fallire e per il bene pubblico.
Art. 5. Comma 3.
Questo è un pro-business country; niente a che vedere col compromesso storico. Qui quegli sfaccendati di comunisti se lo scordano di scioperare e protestare. E, anzi, possono scordarsi anche che il loro contratto sia rispettato.
Art. 3. Comma 2.
Il datore di lavoro ha poteri illimitati e arbitrari perchè lui ci vede meglio degli altri e a volte è persino profeta. Se dice che il lavoratore non lavorerà adeguatamente in futuro, egli ha il diritto, basato sulla sua autorevole comprensione degli eventi presenti passati e futuri, di licenziare il lavoratore. E sempre agirà senza fallire e per il bene pubblico.
Art. 5. Comma 3.
Questo è un pro-business country; niente a che vedere col compromesso storico. Qui quegli sfaccendati di comunisti se lo scordano di scioperare e protestare. E, anzi, possono scordarsi anche che il loro contratto sia rispettato.
Wednesday, April 25, 2007
nuova didattica
http://lineaitalia.blogspot.com/2007/04/altro-che-ai-miei-tempi.html
Come ultima settimana di lezioni gli alunni devono presentare oralmente dei contenuti di italiano. Di solito presentano per 10 minuti un discorso in italiano su argomenti a piacere. Un alunno del gruppo 301 cioè livello medio (3. livello su 5) ha costruito un video in cui si è filmato mentre parla in italiano ed era praticamente una scena teatrale in cui lui si mette una parrucca bionda da donna, si presenta come un famoso modello e latin lover e racconta che è stato ingaggiato dalla rivista 'Gente'; è famoso perchè una volta sulle montagne russe gli è venuto addosso un uccello che poi è morto sul colpo e i giornali ne hanno parlato. Dice che lui ha successo con le donne e mentre lo dice si sente il coretto femminile fuori campo che conferma.
Un film un po' libero ma un esperimento di cortometraggio in italiano a fini didattici molto simpatico.
Come ultima settimana di lezioni gli alunni devono presentare oralmente dei contenuti di italiano. Di solito presentano per 10 minuti un discorso in italiano su argomenti a piacere. Un alunno del gruppo 301 cioè livello medio (3. livello su 5) ha costruito un video in cui si è filmato mentre parla in italiano ed era praticamente una scena teatrale in cui lui si mette una parrucca bionda da donna, si presenta come un famoso modello e latin lover e racconta che è stato ingaggiato dalla rivista 'Gente'; è famoso perchè una volta sulle montagne russe gli è venuto addosso un uccello che poi è morto sul colpo e i giornali ne hanno parlato. Dice che lui ha successo con le donne e mentre lo dice si sente il coretto femminile fuori campo che conferma.
Un film un po' libero ma un esperimento di cortometraggio in italiano a fini didattici molto simpatico.
Tuesday, April 24, 2007
Sunday, April 22, 2007
università italiane
http://www.luigiboschi.it/?q=node/2080
Diamo un nome fittizio ad una persona reale: Lara. Lara studia in Italia, si laurea, poi studia altri due anni in un programma che unisce un'università straniera a un'università italiana. Dopo questi due anni, studia ancora in Italia in un'altra università per due anni. Poi fa un Master in un'altra università ancora, e un corso in un altro istituto culturale in Italia. Poi insegna e continua a frequentare degli altri corsi.
All'improvviso una disgrazia: gentaglia comincia a disturbarla in maniera patologica e insopportabile. Stalking.
Lara scappa in pochi giorni dall'università che frequentava. Continua a insegnare nelle scuole per qualche mese, poi scappa anche dalla città dove insegnava. All'improvviso.
Sembra fuori di sè. Cerca di insegnare in un'altra città ma ci sono meno richieste e riesce a fare poche ore di lezioni. Ci sono vari mesi di disoccupazione in cui si vede Lara comportarsi in modo molto strano: se prima era estremamente comunicativa, ora evita tutti, scappa sempre, non vuole più vedere le persone.
Non avendo più un suo appartamento e dovendo stare con i suoi per qualche mese, stenta a lavorare e vivere in modo normale e per poter studiare o essere lasciata in pace, vive in macchina. Anche di notte. E scappa sempre, anche in macchina.
Di giorno la si vede vagare per la campagna nel tentativo di studiare senza essere disturbata, ma è continuamente disturbata da gentaglia ignorante e senza rispetto. Cerca disperatamente di fare qualche ora di internet ma per fare anche solo un quarto d'ora in internet caffè pubblici, viene disturbata continuamente ed è semplicemente un inferno stare in luoghi pubblici. Frequentava dei corsi ma è troppo disturbata; ci rinuncia. E' sempre più isolata. Sta il più sola possibile e, poichè non ha un posto isolato e indipendente in cui stare, sta in macchina, e scappa sempre. Anche di notte viaggia. La disturba meno stare in macchina che condividere casa dei suoi a cui non è più abituata. Di notte è spesso in macchina più o meno intorno a casa. Fa anche un brutto incidente: macchina distrutta, ma Lara si salva.
Questo per 4-5 anni. Questa persona viveva molto integrata e all'improvviso diventa un' asociale, vistosamente. Nessuno se ne accorge? I suoi di casa, per forza, visto che hanno dovuto ospitarla per qualche mese. E gli altri? Tutti questi ambienti top che frequentava - università - non vedono niente? Nessuno negli ambienti che frequentava chiede nulla. Non una sola domanda. Come se non fosse successo assolutamente nulla di nuovo.
Queste sono le università italiane. Luoghi di persone spesso molto snob, ma che alla fine, visto il valore che dimostrano, sono ridicoli nel loro snobismo. Le università italiane sono luoghi ancora lontani dal sociale. Spesso gente che sa un sacco di cose, ma che non muove un dito per cambiare qualcosa nel reale.
Mi piace citare questo aneddoto storico: nel 1938, quando le leggi razziali del fascismo erano già chiaramente criminali e violente, quasi tutti gli accademici italiani hanno firmato per accettare queste leggi e il potere fascista. Solo 11 professori su 1200 hanno rifiutato di firmare. Queste sono le menti che insegnano in un paese, persone da cui si deve imparare.
Questo è quello che penso delle università italiane: una vergognosa incapacità di interessarsi degli altri.
Preferisco pensare che siano esperienze particolari e che il discorso non possa essere troppo esteso. Ma sono sicuramente esperienze reali.
Diamo un nome fittizio ad una persona reale: Lara. Lara studia in Italia, si laurea, poi studia altri due anni in un programma che unisce un'università straniera a un'università italiana. Dopo questi due anni, studia ancora in Italia in un'altra università per due anni. Poi fa un Master in un'altra università ancora, e un corso in un altro istituto culturale in Italia. Poi insegna e continua a frequentare degli altri corsi.
All'improvviso una disgrazia: gentaglia comincia a disturbarla in maniera patologica e insopportabile. Stalking.
Lara scappa in pochi giorni dall'università che frequentava. Continua a insegnare nelle scuole per qualche mese, poi scappa anche dalla città dove insegnava. All'improvviso.
Sembra fuori di sè. Cerca di insegnare in un'altra città ma ci sono meno richieste e riesce a fare poche ore di lezioni. Ci sono vari mesi di disoccupazione in cui si vede Lara comportarsi in modo molto strano: se prima era estremamente comunicativa, ora evita tutti, scappa sempre, non vuole più vedere le persone.
Non avendo più un suo appartamento e dovendo stare con i suoi per qualche mese, stenta a lavorare e vivere in modo normale e per poter studiare o essere lasciata in pace, vive in macchina. Anche di notte. E scappa sempre, anche in macchina.
Di giorno la si vede vagare per la campagna nel tentativo di studiare senza essere disturbata, ma è continuamente disturbata da gentaglia ignorante e senza rispetto. Cerca disperatamente di fare qualche ora di internet ma per fare anche solo un quarto d'ora in internet caffè pubblici, viene disturbata continuamente ed è semplicemente un inferno stare in luoghi pubblici. Frequentava dei corsi ma è troppo disturbata; ci rinuncia. E' sempre più isolata. Sta il più sola possibile e, poichè non ha un posto isolato e indipendente in cui stare, sta in macchina, e scappa sempre. Anche di notte viaggia. La disturba meno stare in macchina che condividere casa dei suoi a cui non è più abituata. Di notte è spesso in macchina più o meno intorno a casa. Fa anche un brutto incidente: macchina distrutta, ma Lara si salva.
Questo per 4-5 anni. Questa persona viveva molto integrata e all'improvviso diventa un' asociale, vistosamente. Nessuno se ne accorge? I suoi di casa, per forza, visto che hanno dovuto ospitarla per qualche mese. E gli altri? Tutti questi ambienti top che frequentava - università - non vedono niente? Nessuno negli ambienti che frequentava chiede nulla. Non una sola domanda. Come se non fosse successo assolutamente nulla di nuovo.
Queste sono le università italiane. Luoghi di persone spesso molto snob, ma che alla fine, visto il valore che dimostrano, sono ridicoli nel loro snobismo. Le università italiane sono luoghi ancora lontani dal sociale. Spesso gente che sa un sacco di cose, ma che non muove un dito per cambiare qualcosa nel reale.
Mi piace citare questo aneddoto storico: nel 1938, quando le leggi razziali del fascismo erano già chiaramente criminali e violente, quasi tutti gli accademici italiani hanno firmato per accettare queste leggi e il potere fascista. Solo 11 professori su 1200 hanno rifiutato di firmare. Queste sono le menti che insegnano in un paese, persone da cui si deve imparare.
Questo è quello che penso delle università italiane: una vergognosa incapacità di interessarsi degli altri.
Preferisco pensare che siano esperienze particolari e che il discorso non possa essere troppo esteso. Ma sono sicuramente esperienze reali.
Saturday, April 21, 2007
politica estera americana
un mio commento pubblicato sul blog VladBad di 'La Repubblica':
http://vladbad.blog.kataweb.it/vladbad_news_center/2007/01/un_parere_dalla.html
Un parere dall'America
Ritengo che questo commento ad un mio post meriti di essere pubblicato:
Buon giorno. Mi chiamo Roberta Barazza e ora mi trovo in Indiana, USA, come insegnante di italiano alla Purdue University. Ho letto, oggi 14 gennaio, che Berlusconi critica il governo per le sue posizioni critiche verso la politica estera americana e la scelta di Bush di aumentare le truppe in Iraq, per non parlare dell'intervento in Somalia. Credo che Berlusconi sbagli ad accusare di antiamericanismo D'Alema e il governo Prodi perchè quello che sta succedendo nel mondo (Iraq, Somalia,...) sta aumentando davvero l'antiamericanismo e l'avversione per gli USA. E anche qui in USA ho letto che le scelte di Bush rappresentano ormai solo circa il 10 % degli americani. Tutti gli altri rifiutano queste scelte. E qualcuno ha detto, pochi giorni fa: 'L'America non è Bush. L'opposizione a Bush è enorme. Gli stranieri farebbero bene a vedere anche quel che pensa il popolo americano, non solo leggere le parole di Bush sui giornali'. Credo che insistere perchè gli americani rispettino i trattati internazionali che impongono il divieto di ingerenza negli affari altrui (qui addirittura si puo' dire il divieto di invasione di stati stranieri)sia molto utile e positivo proprio per l'America, mai così odiata nel mondo come in questi tempi. Se gli USA rientrano nei normali rapporti di scambio con gli altri, se rinunciano a questa ingerenza prevaricatrice e imperialista (da crisi di fine impero, peraltro), sicuramente ne guadagnano in termini di prestigio internazionale. Quindi la posizione del governo mi sembra molto più filoamericana di quella di Berlusconi. E visto che non c'è modo di imporre dei limiti all'ingerenza degli USA nella politica estera degli altri stati mi augurerei che l'ONU intervenisse con sanzioni pesanti verso gli USA, come un embargo economico. Si possono e anzi a volte si devono prendere delle decisioni che interferiscono nella politica di altri stati, ma non devono essere decisioni di un unico stato. Devono essere decisioni democratiche sancite da organismi internazionali (l'ONU). Le scelte degli USA sono prevaricazioni dei diritti internazionali. Bush accusa l'opposizione democratica perchè critica senza proporre un modo per concludere con successo la missione in Iraq. Credo che il problema sia proprio questo: che qui si tratta di concludere la missione in Iraq e basta. Pretendere che questo disastro diventi un successo, mi sembra eccessivo.
Roberta Barazza
Scritto il lunedì 15 gennaio 2007 alle 00:23 in Attualità, Leggi e diritto, Popoli e politiche, V_Politica e storia | Permalink
http://vladbad.blog.kataweb.it/vladbad_news_center/2007/01/un_parere_dalla.html
Un parere dall'America
Ritengo che questo commento ad un mio post meriti di essere pubblicato:
Buon giorno. Mi chiamo Roberta Barazza e ora mi trovo in Indiana, USA, come insegnante di italiano alla Purdue University. Ho letto, oggi 14 gennaio, che Berlusconi critica il governo per le sue posizioni critiche verso la politica estera americana e la scelta di Bush di aumentare le truppe in Iraq, per non parlare dell'intervento in Somalia. Credo che Berlusconi sbagli ad accusare di antiamericanismo D'Alema e il governo Prodi perchè quello che sta succedendo nel mondo (Iraq, Somalia,...) sta aumentando davvero l'antiamericanismo e l'avversione per gli USA. E anche qui in USA ho letto che le scelte di Bush rappresentano ormai solo circa il 10 % degli americani. Tutti gli altri rifiutano queste scelte. E qualcuno ha detto, pochi giorni fa: 'L'America non è Bush. L'opposizione a Bush è enorme. Gli stranieri farebbero bene a vedere anche quel che pensa il popolo americano, non solo leggere le parole di Bush sui giornali'. Credo che insistere perchè gli americani rispettino i trattati internazionali che impongono il divieto di ingerenza negli affari altrui (qui addirittura si puo' dire il divieto di invasione di stati stranieri)sia molto utile e positivo proprio per l'America, mai così odiata nel mondo come in questi tempi. Se gli USA rientrano nei normali rapporti di scambio con gli altri, se rinunciano a questa ingerenza prevaricatrice e imperialista (da crisi di fine impero, peraltro), sicuramente ne guadagnano in termini di prestigio internazionale. Quindi la posizione del governo mi sembra molto più filoamericana di quella di Berlusconi. E visto che non c'è modo di imporre dei limiti all'ingerenza degli USA nella politica estera degli altri stati mi augurerei che l'ONU intervenisse con sanzioni pesanti verso gli USA, come un embargo economico. Si possono e anzi a volte si devono prendere delle decisioni che interferiscono nella politica di altri stati, ma non devono essere decisioni di un unico stato. Devono essere decisioni democratiche sancite da organismi internazionali (l'ONU). Le scelte degli USA sono prevaricazioni dei diritti internazionali. Bush accusa l'opposizione democratica perchè critica senza proporre un modo per concludere con successo la missione in Iraq. Credo che il problema sia proprio questo: che qui si tratta di concludere la missione in Iraq e basta. Pretendere che questo disastro diventi un successo, mi sembra eccessivo.
Roberta Barazza
Scritto il lunedì 15 gennaio 2007 alle 00:23 in Attualità, Leggi e diritto, Popoli e politiche, V_Politica e storia | Permalink
'La Repubblica': italiani buoni o cattivi?
C'era un forum su 'La Repubblica' qualche giorno fa in cui si discuteva se gli italiani sono buoni o cattivi. Ora è chiuso per cui, non potendo rispondere lì, rispondo sul mio blog.
Ogni paese ha pro e contro e la mia risposta si riferisce a vicende personali; ho viaggiato abbastanza per vedere problemi anche più gravi altrove.
Ma per quanto mi riguarda, l'unico paese in cui non voglio più lavorare e vivere è proprio l'Italia.
Questo dipende da molestie di italiani ignorantissimi che mi hanno letteralmente rovinato l'esistenza: mobbing, stalking. Situazioni gravi che mi hanno fatto perdere casa e lavoro e che si stanno risolvendo proprio vivendo sempre di più all'estero. Il problema non è solo l'inciviltà di questa gentaglia, ma anche un'opinione pubblica maschilista e machista che sostiene posizioni così ignoranti. Posso dire che è un po' dappertutto così, cioè l'ignoranza e il maschilismo sono diffusi in molte società, ma essendo il mio problema di origine italiana, per me l'unico paese da evitare categoricamente è l'Italia.
Devo aggiungere poi che mi è sembrata impressionante anche la reazione dei 'normali', cioè quanto la gente se ne freghi dei problemi altrui in Italia. Io nell'ormai lontano 2001 (settembre 2001, non l'11 ma quasi) comincio a essere molestata da psicopatici del nord-est e in poco tempo la situazione diventa insostenibile. Cerco subito di allantanarmi da quella città, sballando la mia stabilità anche economica, e cerco di andare sempre di più all'estero, cosa che intendo continuare a fare. Aggiungo che la legislazione italiana non protegge abbastanza da casi di mobbing e stalking (forse adesso di più: c'è stata una proposta poco tempo fa del Ministro Pollastrini) e che le persone se ne fregano troppo degli altri.
Vivevo tra scuola, dove insegnavo, e università, dove continuavo a frequentare corsi. In pochi giorni la mia vita è sconvolta da gentaglia psicopatica, e da allora sono stati anni da incubo. Sembra che negli ambienti che frequentavo - mi riferisco soprattutto alle università, dove ci si aspetterebbe qualcosa di più in termini culturali e umani - nessuno abbia neanche finto di accorgersi di questi cambiamenti impressionanti. Nessuno mi ha chiesto se c'era qualcosa che non funzionava.
All'estero è meglio, per me, ma preferisco pensare che sia una situazione particolare e che per i più tutto possa essere 'normale' in Italia.
Ormai io sono un' italiana all'estero, quindi, a voi: buona permanenza in Italia!
Ogni paese ha pro e contro e la mia risposta si riferisce a vicende personali; ho viaggiato abbastanza per vedere problemi anche più gravi altrove.
Ma per quanto mi riguarda, l'unico paese in cui non voglio più lavorare e vivere è proprio l'Italia.
Questo dipende da molestie di italiani ignorantissimi che mi hanno letteralmente rovinato l'esistenza: mobbing, stalking. Situazioni gravi che mi hanno fatto perdere casa e lavoro e che si stanno risolvendo proprio vivendo sempre di più all'estero. Il problema non è solo l'inciviltà di questa gentaglia, ma anche un'opinione pubblica maschilista e machista che sostiene posizioni così ignoranti. Posso dire che è un po' dappertutto così, cioè l'ignoranza e il maschilismo sono diffusi in molte società, ma essendo il mio problema di origine italiana, per me l'unico paese da evitare categoricamente è l'Italia.
Devo aggiungere poi che mi è sembrata impressionante anche la reazione dei 'normali', cioè quanto la gente se ne freghi dei problemi altrui in Italia. Io nell'ormai lontano 2001 (settembre 2001, non l'11 ma quasi) comincio a essere molestata da psicopatici del nord-est e in poco tempo la situazione diventa insostenibile. Cerco subito di allantanarmi da quella città, sballando la mia stabilità anche economica, e cerco di andare sempre di più all'estero, cosa che intendo continuare a fare. Aggiungo che la legislazione italiana non protegge abbastanza da casi di mobbing e stalking (forse adesso di più: c'è stata una proposta poco tempo fa del Ministro Pollastrini) e che le persone se ne fregano troppo degli altri.
Vivevo tra scuola, dove insegnavo, e università, dove continuavo a frequentare corsi. In pochi giorni la mia vita è sconvolta da gentaglia psicopatica, e da allora sono stati anni da incubo. Sembra che negli ambienti che frequentavo - mi riferisco soprattutto alle università, dove ci si aspetterebbe qualcosa di più in termini culturali e umani - nessuno abbia neanche finto di accorgersi di questi cambiamenti impressionanti. Nessuno mi ha chiesto se c'era qualcosa che non funzionava.
All'estero è meglio, per me, ma preferisco pensare che sia una situazione particolare e che per i più tutto possa essere 'normale' in Italia.
Ormai io sono un' italiana all'estero, quindi, a voi: buona permanenza in Italia!
Tuesday, April 17, 2007
italiani - mafiosi ?
Se andate all'estero e dite che siete italiani, una delle prime parole che vengono in mente ai gentili interlocutori è ... mafia. L'Italia è mafia. E' anche spaghetti, cappuccino, pizza, ma anche mafia. Uno stereotipo ben radicato.
Ora invece l'ultima strage fatta in una università statunitense in questi giorni dimostra che qui in USA si muore di violenza molto più che in Italia.
Qualche dato: in USA ci sono 275 milioni di abitanti. In Italia 57 milioni. In USA vengono uccisi ogni anno circa 12000 persone, in Italia 700. In Germania circa 300, su una popolazione di circa 80 milioni di abitanti.
Quindi, se si fa il calcolo, risulta che in Italia si muore di violenza molto più che in Germania e anche Francia e UK, ma in USA si muore di omicidio circa 3 volte più che in Italia. Che poi non siano criminali o mafiosi a perpetuare queste stragi, poco consola. I cadaveri non sottilizzano. In USA si è uccisi non tanto per criminalità o gang organizzate, ma per stragi simili a quelle della Virginia University, causate da persone 'normali' che per una sofferenza improvvisa, per gelosia, perdita della sicurezza economica, litigi coi vicini, si mettono a sparare.
Qui sta il punto. Da noi è difficile comprarsi un'arma e speriamo che resti tale la situazione. In USA tutti possono avere un'arma con molta facilità e basta perdere l'equilibrio psichico per due minuti per causare stragi intere. Da noi capita ovviamente che uno perda il senno all'improvviso, ma al massimo può usare i coltelli da cucina: saranno poco pratici, ma riducono il numero dei cadaveri.
L'industria delle armi è molto potente negli USA e ha un grande mercato interno. Anche in Italia, purtroppo si producono molte armi; l'Italia è uno dei produttori d'armi maggiori in Europa, ma il 90% delle vendite va all'estero. Un grande problema è l'estrema facilità con cui in USA si possono possedere armi.
Ora invece l'ultima strage fatta in una università statunitense in questi giorni dimostra che qui in USA si muore di violenza molto più che in Italia.
Qualche dato: in USA ci sono 275 milioni di abitanti. In Italia 57 milioni. In USA vengono uccisi ogni anno circa 12000 persone, in Italia 700. In Germania circa 300, su una popolazione di circa 80 milioni di abitanti.
Quindi, se si fa il calcolo, risulta che in Italia si muore di violenza molto più che in Germania e anche Francia e UK, ma in USA si muore di omicidio circa 3 volte più che in Italia. Che poi non siano criminali o mafiosi a perpetuare queste stragi, poco consola. I cadaveri non sottilizzano. In USA si è uccisi non tanto per criminalità o gang organizzate, ma per stragi simili a quelle della Virginia University, causate da persone 'normali' che per una sofferenza improvvisa, per gelosia, perdita della sicurezza economica, litigi coi vicini, si mettono a sparare.
Qui sta il punto. Da noi è difficile comprarsi un'arma e speriamo che resti tale la situazione. In USA tutti possono avere un'arma con molta facilità e basta perdere l'equilibrio psichico per due minuti per causare stragi intere. Da noi capita ovviamente che uno perda il senno all'improvviso, ma al massimo può usare i coltelli da cucina: saranno poco pratici, ma riducono il numero dei cadaveri.
L'industria delle armi è molto potente negli USA e ha un grande mercato interno. Anche in Italia, purtroppo si producono molte armi; l'Italia è uno dei produttori d'armi maggiori in Europa, ma il 90% delle vendite va all'estero. Un grande problema è l'estrema facilità con cui in USA si possono possedere armi.
Monday, April 16, 2007
per insegnanti di inglese
In Italia, come è noto, insegnare nelle scuole spesso richiede molti anni di precarietà.
Il mio è un invito a insegnare all'estero. Si possono insegnare molte cose, ma essendo io un'insegnante di inglese, parlo del mio settore.
La lingua inglese è richiestissima; gli insegnanti di inglese sono più che richiesti specie nei paesi che conoscono un veloce sviluppo economico, come Cina, molti paesi asiatici, abbastanza anche Sudamerica. Anche in Europa dell'est c'è una richiesta crescente. Quel che penso è che piuttosto che aspettare in Italia la cattedra di ruolo che ti arriva dopo 50 anni, e vivere di 5 ore la settimana se ti chiamano, forse è più entusiasmante farsi un anno in Cina, uno in India, uno in Corea del Sud o uno a Mosca e si torna a casa con un bel po' di cose interessanti da raccontare. Tanto restate in graduatoria e poi il ruolo ve lo danno lo stesso. Racconto solo un dettaglio: quando sono arrivata a Pechino per insegnare inglese, la mia agenzia mi manda un'email dicendomi che per il momento occorrerebbe un'insegnante in una scuola primaria e che solo in seguito mi avrebbero dato la scuola secondaria pattuita. Cosa che non era poi così drammatica. Ma conoscendo un po' i siti e lavorando in internet negli internet caffè della stazione di Pechino, in poco tempo, direi in poche ore, ho trovato un altro contratto e poi ho effettivamente lavorato in una scuola secondaria subito. Quindi le offerte non mancano.
Vi consiglio in particolare
www.tefl.com
www.teachabroad.com
(i madrelingua sono preferiti, ma non esclusi gli altri).
Poi io insegno anche italiano all'estero. Ovviamente è molto più bello, visto che si è madrelingua, ma ci sono un po' meno offerte.
Il mio è un invito a insegnare all'estero. Si possono insegnare molte cose, ma essendo io un'insegnante di inglese, parlo del mio settore.
La lingua inglese è richiestissima; gli insegnanti di inglese sono più che richiesti specie nei paesi che conoscono un veloce sviluppo economico, come Cina, molti paesi asiatici, abbastanza anche Sudamerica. Anche in Europa dell'est c'è una richiesta crescente. Quel che penso è che piuttosto che aspettare in Italia la cattedra di ruolo che ti arriva dopo 50 anni, e vivere di 5 ore la settimana se ti chiamano, forse è più entusiasmante farsi un anno in Cina, uno in India, uno in Corea del Sud o uno a Mosca e si torna a casa con un bel po' di cose interessanti da raccontare. Tanto restate in graduatoria e poi il ruolo ve lo danno lo stesso. Racconto solo un dettaglio: quando sono arrivata a Pechino per insegnare inglese, la mia agenzia mi manda un'email dicendomi che per il momento occorrerebbe un'insegnante in una scuola primaria e che solo in seguito mi avrebbero dato la scuola secondaria pattuita. Cosa che non era poi così drammatica. Ma conoscendo un po' i siti e lavorando in internet negli internet caffè della stazione di Pechino, in poco tempo, direi in poche ore, ho trovato un altro contratto e poi ho effettivamente lavorato in una scuola secondaria subito. Quindi le offerte non mancano.
Vi consiglio in particolare
www.tefl.com
www.teachabroad.com
(i madrelingua sono preferiti, ma non esclusi gli altri).
Poi io insegno anche italiano all'estero. Ovviamente è molto più bello, visto che si è madrelingua, ma ci sono un po' meno offerte.
Sunday, April 15, 2007
accademici
Dopo la laurea a Udine, ho studiato per altri due anni a Klagenfurt e per sostenere le spese facevo lezioni e traduzioni. Un giorno un professore dell'università di Udine mi dice:
'Fossi in lei non lavorerei'. (!?!)
A me sembra una battutina da incorniciare, una specie di aforisma alla Oscar Wilde. Come se uno potesse considerare il lavoro e il guadagno un optional che, a piacere, si può ignorare.
Il problema è che molti accademici hanno questi pensieri da marziani. Evidentemente loro possono trascurare come insignificanti certi dettagli invece di un certo valore per i comuni mortali.
'Fossi in lei non lavorerei'. (!?!)
A me sembra una battutina da incorniciare, una specie di aforisma alla Oscar Wilde. Come se uno potesse considerare il lavoro e il guadagno un optional che, a piacere, si può ignorare.
Il problema è che molti accademici hanno questi pensieri da marziani. Evidentemente loro possono trascurare come insignificanti certi dettagli invece di un certo valore per i comuni mortali.
Saturday, April 14, 2007
Lilli Gruber
Devo rivolgere un omaggio particolare a Lilli Gruber che ha scritto nel 2006 'America Anno Zero'. Questo non è stato solo un libro molto intelligente e interessante, ma una specie di salvagente per me che sono arrivata in USA nel 2006 e sono rimasta allibita da strani eventi che mi son capitati.
Da una parte l'America che ci si aspetta, l'America raccontata dai libri, l'America anche degli stereotipi, e dall'altra una realtà che mi ha lasciata incredula e scioccata. Il libro è stato molto prezioso e ha posto il mio caso personale in una situazione più vasta e comune. Mi sono rassicurata per quanto riguarda la mia esperienza, ma d'altro canto il fatto che simili situazioni siano frequenti e comuni in questi tempi di tensioni, non rassicura affatto e dice che il problema è ancor più grave e generale. Come dice Lilli Gruber, speriamo in un Anno Zero per l'America, cioè in un nuovo inizio per un' America dei tempi migliori.
Da una parte l'America che ci si aspetta, l'America raccontata dai libri, l'America anche degli stereotipi, e dall'altra una realtà che mi ha lasciata incredula e scioccata. Il libro è stato molto prezioso e ha posto il mio caso personale in una situazione più vasta e comune. Mi sono rassicurata per quanto riguarda la mia esperienza, ma d'altro canto il fatto che simili situazioni siano frequenti e comuni in questi tempi di tensioni, non rassicura affatto e dice che il problema è ancor più grave e generale. Come dice Lilli Gruber, speriamo in un Anno Zero per l'America, cioè in un nuovo inizio per un' America dei tempi migliori.
lingua comune in europa
La spesa del Parlamento europeo per le traduzioni è enorme. Siccome non si sono ancora decisi a usare una lingua comune - l'inglese per necessità - continuano a mantenere un sacco di lingue ufficiali che obbigano a un lavoro enorme di traduzione di conferenze, scritti, interpretariato, portaborse in 10 lingue, e soprattutto a una spesa enorme. Credo che con i soldi spesi in questo modo si riuscirebbe ad alfabetizzare l'Africa intera. Mi sembra scandaloso. I parlamentari europei sono fin troppo pagati e di sicuro non gli mancano i soldi per farsi corsi di inglese. Anche questo è Unione Europea, una lingua comune, per quanto convenzionale. Ho l'impressione poi che molti politici siano tanto pigri da non voler imparare un minimo di inglese che ora anche i bambini di 10 devono sapere.
Devo informarmi su quante firme occorrono in Europa perchè una proposta sia considerata ma è davvero una cosa da proporre. O, se un parlamentare rifiuta di imparare una lingua le spese di traduzione restino a suo carico.
Devo informarmi su quante firme occorrono in Europa perchè una proposta sia considerata ma è davvero una cosa da proporre. O, se un parlamentare rifiuta di imparare una lingua le spese di traduzione restino a suo carico.
Friday, April 13, 2007
anti-mobbing
Si parla tanto di mobbing. Perchè non parliamo piuttosto di anti-mobbing? Secondo me il mobbing, specie per le donne, è una regola, non un'eccezione. Pressioni, ricatti più o meno velati, minacce tra le righe ... è una costante.
Pero' la si può far pagare. Se ad esempio in un ambiente di lavoro si tende a danneggiare una persona per mobbing, la cosa davvero importante è che quell'ambiente di lavoro sia danneggiato. Chi fa mobbing deve rendersi conto che ci sta rimettendo. A me capita spesso.
All'inizio una non ci capisce niente di quel che le sta succedendo. La seconda volta comincia a pensare che non è tutta colpa sua. La terza, se nel frattempo i nervi hanno retto, capisce che è la solita storia e che è anche ora di farla pagare.
Se ti danneggiano per mobbing in un luogo di lavoro, si devono ridurre sempre di più le prestazioni lavorative, senza però violare le norme, se no ti licenziano. Forse parlo così pechè io non rimango mai troppo spesso in un luogo di lavoro e mi posso permettere questo. Forse se una resta sempre nello stesso posto è più difficile. Ma io spero di continuare a farla pagare. E se i mobbers sempre di più ci rimettono invece di ottenere qualcosa, tra qualche anno le mie nipotine subiranno meno mobbing.
C'è un'altra considerazione che può aiutare. Molto spesso il mobbing esprime la debolezza non del mobbizzato ma di chi lo fa: di solito chi mobbizza sta sempre intorno alla persona a cui rompe, e le causa problemi. Ma questo è un segno di dipendenza piuttosto che di indipendenza. Questo è il punto debole. Molto spesso chi subisce il mobbing è una persona che fa il suo dovere senza rompere a nessuno e che all'improvviso è circondato da persone che rompono continuamente. Su questa dipendenza può puntare l'anti-mobbing. Fare in modo che la persona sia sempre meno 'disturbabile'. Se uno rompe sempre è perchè dipende in qualche modo dagli altri, spesso in modo patologico. Credo che una buona regola per liberarsi dal mobbing sia fare in modo che sia sempre più impossibile disturbare. Il mobber rompe continuamente per ottenere chissacosa. Se il ricatto fosse contrario? Chi rompe non puo' neanche avvicinarsi. Piu' rompe, meno puo' anche solo avvicinarsi o comunicare. Penso sia un buon sistema. In ogni caso chi fa mobbing deve rimetterci, deve subire una perdita. E allora non conviene più.
E c'è un'altra cosa importante: non curarsi troppo delle convenzioni. Specie da una donna si pretende correttezza, cortesia, e per esempio non rispondere o evitare le persone è considerato sbagliato. Occorre mettere le cose in ordine di importanza e distinguere tra correttezza e formalità, e una giustizia più sostanziosa. Si dia priorità a ciò che è davvero importante e gli altri atteggiamenti come anche troppa cortesia o formalità diventano secondari e si possono lasciar perdere. Gentilezza e formalità sono comode imposizioni maschiliste e invece è meglio fare attenzioni a cose più importanti.
Pero' la si può far pagare. Se ad esempio in un ambiente di lavoro si tende a danneggiare una persona per mobbing, la cosa davvero importante è che quell'ambiente di lavoro sia danneggiato. Chi fa mobbing deve rendersi conto che ci sta rimettendo. A me capita spesso.
All'inizio una non ci capisce niente di quel che le sta succedendo. La seconda volta comincia a pensare che non è tutta colpa sua. La terza, se nel frattempo i nervi hanno retto, capisce che è la solita storia e che è anche ora di farla pagare.
Se ti danneggiano per mobbing in un luogo di lavoro, si devono ridurre sempre di più le prestazioni lavorative, senza però violare le norme, se no ti licenziano. Forse parlo così pechè io non rimango mai troppo spesso in un luogo di lavoro e mi posso permettere questo. Forse se una resta sempre nello stesso posto è più difficile. Ma io spero di continuare a farla pagare. E se i mobbers sempre di più ci rimettono invece di ottenere qualcosa, tra qualche anno le mie nipotine subiranno meno mobbing.
C'è un'altra considerazione che può aiutare. Molto spesso il mobbing esprime la debolezza non del mobbizzato ma di chi lo fa: di solito chi mobbizza sta sempre intorno alla persona a cui rompe, e le causa problemi. Ma questo è un segno di dipendenza piuttosto che di indipendenza. Questo è il punto debole. Molto spesso chi subisce il mobbing è una persona che fa il suo dovere senza rompere a nessuno e che all'improvviso è circondato da persone che rompono continuamente. Su questa dipendenza può puntare l'anti-mobbing. Fare in modo che la persona sia sempre meno 'disturbabile'. Se uno rompe sempre è perchè dipende in qualche modo dagli altri, spesso in modo patologico. Credo che una buona regola per liberarsi dal mobbing sia fare in modo che sia sempre più impossibile disturbare. Il mobber rompe continuamente per ottenere chissacosa. Se il ricatto fosse contrario? Chi rompe non puo' neanche avvicinarsi. Piu' rompe, meno puo' anche solo avvicinarsi o comunicare. Penso sia un buon sistema. In ogni caso chi fa mobbing deve rimetterci, deve subire una perdita. E allora non conviene più.
E c'è un'altra cosa importante: non curarsi troppo delle convenzioni. Specie da una donna si pretende correttezza, cortesia, e per esempio non rispondere o evitare le persone è considerato sbagliato. Occorre mettere le cose in ordine di importanza e distinguere tra correttezza e formalità, e una giustizia più sostanziosa. Si dia priorità a ciò che è davvero importante e gli altri atteggiamenti come anche troppa cortesia o formalità diventano secondari e si possono lasciar perdere. Gentilezza e formalità sono comode imposizioni maschiliste e invece è meglio fare attenzioni a cose più importanti.
più lauree nei paesi poveri
Secondo me l'università telematica è un modo utile per aumentare la scolarizzazione dei paesi più poveri. Ovviamente sarebbe meglio se ci si potesse laureare frequentando di persona università locali, ma non essendo sempre possibile, l'univ. telematica puo' aiutare. Pero' sarebbe necessario non chiedere costi di iscrizione nei paesi poveri. Accedere a università e videolezioni sul computer è facile e economico ovunque. E anche nei paesi poveri ci sono ormai molti computer. Credo che in molti paesi si potrebbero togliere i costi di iscrizione per gli studenti. Questo non toglie niente alla preparazione degli alunni i cui programmi restano gli stessi. E non è questo un modo per aumentare la scolarizzazione ma anche perchè restino in paesi poveri persone colte e preparate che possono contribuire allo sviluppo dei loro paesi?
archeologia subacquea
E' noto che il Mediterraneo è una miniera enorme di oggetti archeologici ancora nel fondo del mare. Credo che lo Stato italiano dovrebbe fare molto di più per il loro recupero. E' in realtà un investimento più che una spesa. A volte ci sono navi straniere che vengono apposta a fregarci reperti nascosti nei nostri mari, che magari poi finiscono al Getty Museum. Anche questo sarebbe un bel modo per spendere il Tesoretto di Prodi.
mafia videocontrollata
Mi chiedevo se un accorgimento banale come riempire di telecamere una zona nota per essere controllata dalla mafia può contribuire a controllare la delinquenza. A volte si dice che le città sono piene di telecamere che invadono la privacy. Ma ci sono delle zone a rischio in cui molte telecamere sarebbero molto utili. Anche i negozi in cui di solito i commercianti sono costretti a pagare il pizzo ... se molti fossero videocontrollati? Un politico siciliano mi ha detto che bisognerebbe in effetti usare di più questi strumenti.
bambina ustionata
Quando sono andata in Cina ho insegnato in varie scuole, dall'asilo all'università. Una mia alunna di 6 anni, che abitava in un piccolo paese nel nord della Cina, aveva il volto rovinato da una grave ustione. Ho voluto interessarmi e vedere se era possibile fare qualcosa per aiutarla. Quando sono tornata in Italia, con poche email sono venuta in contatto con dei medici, chirurghi plastici di Milano, che hanno fondato un'associazione 'Progetto Sorriso Nel Mondo' che si interessa delle malformazioni facciali dei bambini; operano d'estate come volontari nei paesi poveri. Ho parlato con uno di questi medici e si sono resi disponibili per risolvere questo problema o operando gratis la bambina in Italia o contattando colleghi in Cina e permettendo un'intervento gratuito. Per un po' io e i miei colleghi cinesi siamo rimasti in contatto per realizzare questo progetto, ma poi non ho avuto più notizie. Credo che il motivo sia che la madre, non ricca e unico sostegno della bambina, temeva di avere molte spese, visto che i servizi sanitari in Cina sono molto cari.
Quindi non ho più potuto realizzare questo progetto, ma mi sono resa conto di come a volte basti molto poco per poter risolvere problemi importanti.
Quindi non ho più potuto realizzare questo progetto, ma mi sono resa conto di come a volte basti molto poco per poter risolvere problemi importanti.
presentazioni 3. italiani all'estero
Per questo ho cominciato a vivere e lavorare in altri paesi. Sono un'italiana all'estero. L'emigrazione italiana conosce pagine di storia a volte molto drammatiche ...
http://venus.unive.it/italslab/modules.php?op=modload&name=ezcms&file=index&menu=79&page_id=327
La storia statunitense conosce addirittura esempi di linciaggi di italiani, cioè di italiani linciati solo perchè italiani; sono casi di razzismo. E tra '800 e '900 nel sud degli Stati Uniti non si era ancora definita la questione se gli italiani fossero da considerarsi bianchi o neri; anche questo segno del razzismo di molti americani, ma anche dei loro problemi di vista.
Certo, ora gli italiani all'estero conoscono in genere situazioni più allegre. Anzi a volte non so bene se considerarmi un'emigrante (con la connotazione sempre un po' triste che questa parola comporta) o piuttosto una lavoratrice/turista, visto che quando arrivo in un paese straniero inizia sempre per me una nuova interessante avventura.
Considerando poi che in questi ultimi anni la precarietà del lavoro è crescente, specie nel mondo della cultura, ho fatto di necessità virtù e quasi posso tessere le lodi della precarietà (soprattutto perchè non ho famiglia, in realtà; con uno o due bambini a carico forse non sarei della stessa opinione). Tanto che se mi proponessero un lavoro a tempo indeterminato, mi prenderebbe di certo la claustrofobia, e scapperai subito da qualche altra parte.
http://venus.unive.it/italslab/modules.php?op=modload&name=ezcms&file=index&menu=79&page_id=327
La storia statunitense conosce addirittura esempi di linciaggi di italiani, cioè di italiani linciati solo perchè italiani; sono casi di razzismo. E tra '800 e '900 nel sud degli Stati Uniti non si era ancora definita la questione se gli italiani fossero da considerarsi bianchi o neri; anche questo segno del razzismo di molti americani, ma anche dei loro problemi di vista.
Certo, ora gli italiani all'estero conoscono in genere situazioni più allegre. Anzi a volte non so bene se considerarmi un'emigrante (con la connotazione sempre un po' triste che questa parola comporta) o piuttosto una lavoratrice/turista, visto che quando arrivo in un paese straniero inizia sempre per me una nuova interessante avventura.
Considerando poi che in questi ultimi anni la precarietà del lavoro è crescente, specie nel mondo della cultura, ho fatto di necessità virtù e quasi posso tessere le lodi della precarietà (soprattutto perchè non ho famiglia, in realtà; con uno o due bambini a carico forse non sarei della stessa opinione). Tanto che se mi proponessero un lavoro a tempo indeterminato, mi prenderebbe di certo la claustrofobia, e scapperai subito da qualche altra parte.
Wednesday, April 11, 2007
presentazioni 2. origini
Sono nata e cresciuta nel Veneto. Ma ad un certo punto ho dovuto lasciarlo, forse per sempre, perchè disturbata in modo insopportabile dall'inciviltà di alcune persone.
Per questo mi è piaciuto questo libro di Paolo Rumiz, che ho poi recensito:
http://venus.unive.it/italslab/modules.php?op=modload&name=ezcms&file=index&menu=79&page_id=176
Anzi, negli ultimi tempi vivere in Italia è stata una sofferenza così grande che ho trovato molto veri e importanti alcuni scritti di Carlo Tullio-Altan, di cui ho pubblicato una recensione:
http://venus.unive.it/italslab/modules.php?op=modload&name=ezcms&file=index&menu=79&page_id=178
Per questo mi è piaciuto questo libro di Paolo Rumiz, che ho poi recensito:
http://venus.unive.it/italslab/modules.php?op=modload&name=ezcms&file=index&menu=79&page_id=176
Anzi, negli ultimi tempi vivere in Italia è stata una sofferenza così grande che ho trovato molto veri e importanti alcuni scritti di Carlo Tullio-Altan, di cui ho pubblicato una recensione:
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presentazioni 1. mi presento
Mi chiamo Roberta Barazza. Insegno italiano in vari paesi del mondo. Mi piace insegnare ma ancor più conoscere i paesi in cui lavoro. Finora ho insegnato, o studiato, oltre che in Italia, in Austria, Malta, Lettonia, Polonia, Cina, Macedonia, USA, Egitto, Messico.
Per presentarmi cito il sito di PeaceReporter in cui ho pubblicato articoli su alcuni luoghi in cui sono stata:
http://www.peacereporter.net/default_ricerca.php?campo_ricerca=roberta+barazza
Spero che il giro del mondo continui,
Roberta Barazza
barazza.roberta@gmail.com
Per presentarmi cito il sito di PeaceReporter in cui ho pubblicato articoli su alcuni luoghi in cui sono stata:
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Spero che il giro del mondo continui,
Roberta Barazza
barazza.roberta@gmail.com
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