Thursday, May 22, 2008

(In)giustizia americana

Da Il Messaggero del 14 maggio 2008

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=24164&sez=

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Romano 35enne bloccato al controllo passaporti
negli Usa e tenuto in cella 10 giorni senza accuse

NEW YORK (14 maggio) - Arriva negli Stati Uniti per andare a trovare la fidanzata, viene fermato al controllo passaporti e messo in cella per dieci giorni senza accuse e possibilità di difendersi. E' successo a un 35enne romano, Domenico Salerno. Dieci giorni durante i quali la sua ragazza, i genitori di lei e amici di famiglia altolocati hanno tentato il possibile per farlo liberare senza successo.

L'incidente, di cui dà notizia oggi il New York Times, risale al 29 aprile. L'uomo, fresco di laurea in legge presa nella capitale, è arrivato da Roma a Washington. All'aeroporto Dulles International ha mostrato il passaporto al posto di dogana dell'aeroporto, ma un agente dell'immigrazione, nonostante avesse il passaporto in ordine, si è rifiutato di farlo entrare negli Stati Uniti. Dopo ore di interrogatorio, anziché rimpatriarlo, consentendogli di prendere il primo aereo per l'Italia, o ammetterlo nel Paese, le autorità statunitensi hanno deciso di trattenerlo. Motivo: secondo gli agenti dell'immigrazione il giovane aveva espresso timori a rientrare in Italia e aveva manifestato intenzione di chiedere asilo. Una versione smentita da Salerno.

Caitlin Cooper, la fidanzata che aspettava Salerno allo scalo di Washington, ha successivamente appreso che Domenico era stato portato in manette in una prigione della Virginia dove è rimasto per 10 giorni senza possibilità di parlare con l'esterno. A niente sono serviti interventi di personaggi influenti, come quello di John Warner, senatore della Virginia, e di due ex funzionari del servizio immigrazione assunti dalla famiglia Cooper, per liberarlo.

«Apparentemente era nato il timore che avesse intenzione di lavorare negli Usa», riporta il New York Times, precisando che il giovane italiano dà una mano nello studio legale del fratello a Roma e negli ultimi tempi è entrato più volte negli Stati Uniti. Domenico è rimasto in un capannone della Pamunkey Regional Jail di Hanover in Virginia con altri 75 uomini nelle sue condizioni fino a quando giovedì scorso un reporter del New York Times investito del caso ha contattato le autorità.

Meno di 24 ore dopo le autorità dell'immigrazione sono intervenute e hanno trasferito Salerno a Dulles, dove venerdì si è imbarcato per Roma ancora scosso per l'accaduto: «In America c'e tanta brava gente che non merita di mostrare questa brutta faccia al mondo», è stato il commento dell'italiano al giornale una volta rientrato in patria.



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Mio caro Domenico Salerno ... ne so qualcosa anch'io di cose strane che succedono in America.
Ne parlo in questo mio articolo su PeaceReporter:

http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idart=6808


Per essermi permessa delle velatissime osservazioni sull'insegnamento dell'italiano mi sono successe delle cose incredibili: sono arrivata negli States per insegnare italiano alla Purdue University - www.purdue.edu - e dopo due giorni e senza che ancora fosse iniziato il lavoro di insegnamento, solo per qualche opinione di carattere didattico, mi hanno detto di andarmene. E me ne sarei davvero dovuta andare se non avessi deciso di prendere posizione e di far rivedere il tutto.
Poi ... si legga l'articolo.
Alla fine sono rimasta. Dopo il primo semestre mi hanno confermato il contratto anche per il secondo semestre; mi hanno chiesto poi se volevo stare anche per il secondo anno accademico.
Il secondo semestre l'ho accettato perchè il progetto era di stare lì almeno un anno.
Il secondo anno invece gliel'ho tirato dietro perchè si sono permessi cose incredibili.
Ho preferito tornare in Italia, insegnare alle superiori piuttosto che in quell'università americana; avrei anche potuto concludere un Master con un secondo anno lì, ma sono contentissima di aver rifiutato quel posto. Si permettono di creare delle situazioni gravissime agli altri senza che questi abbiano fatto assolutamente niente di grave.
Nonostante questo mi sono ricandidata in altre università e altri ambienti culturali americani, perchè suppongo che non sia tutto così.
Ma non ho mai avuto il minimo ripensamento per aver rifiutato il secondo anno in quell'università.